La forza espressiva delle opere di Alberto Moretti sembra contrastare con la levità del personaggio. Ma appena l’artista si racconta, il puzzle della sua vita e della sua pittura si contorna. Le campiture di colore, le figure, le atmosfere si compongono e l’ansia di conoscenza e di sperimentazione trovano un ideale connubio tra essere ed esprimere. È il mondo di Moretti che riappare nelle tele: un altro mondo, un’altra storia. Un mondo pieno di ideali sociali e privati, un mondo di viaggi e di ritorni reali e figurati, una conoscenza globale ed una forte connotazione toscana. La mostra antologica dedicatagli all’interno del Cantiere d’arte Alberto Moretti della Regione Toscana e organizzata dal centro Luigi Pecci di Prato, è divisa in due sezioni. La prima raccoglie opere degli anni Quaranta e Cinquanta nella Cappella di San Luca nella Propositura di San Michele (vicino alla Visitazione del Pontormo) nel centro di Carmignano. L’altra è allestita all’interno dell’Archivio Moretti, attuale studio-abitazione dell’artista. Tele straordinarie che scandiscono l’abisso del passaggio di secolo. C’è tutto l’incedere delle avanguardie del secolo scorso nella pittura del maestro di Carmignano. Navigando sempre sulla cresta della sperimentazione la sua pittura fa rivivere l’ultima metà del ‘900 e i molti movimenti artistici che l’hanno fortemente contrassegnato.
Stampe, disegni, dipinti caratterizzano un percorso che dal figurativo, attraverso l’astrattismo geometrico, approda all’informale, sempre nella scia di una forte personalizzazione.
Nel 1946 dipinge opere figurative; in Lavoratori la pennellata è vigorosa, il soggetto “neorealista” e chiara la tendenza artistica rivolta all’impegno sociale. Già due anni dopo tutto è mutato.
In Prospettiva e soprattutto in Composizione si sconvolgono gli assetti percettivi e la geometrizzazione delle forme prende il sopravvento. La sua collocazione sfugge sempre e comunque alle schematizzazioni del gruppo e diviene uno “stile critico”, per dirla con Marco Meneguzzo, uno stile che “nella presa di distanza dagli avvenimenti che pure lo circondano, trova la sua ragione più profonda e creativa…”.
Le Carte abissali sono la nuova frontiera della sua ricerca, che dai primi anni ‘50 si protrarrà, attraverso vari sviluppi, fino all’attuale pittura. Queste nuove creazioni esaltano il gesto pittorico, si espandono, sfuggono al controllo speculativo e si aprono all’informale. Sono trasgressioni alla regola, deviazioni dal modello teorico. E proprio per questo “ caratteristica della vita e causa della grazia della forma in cui essa si rivela” (Alberto Moretti).
daniela cresti
mostra visitata il 2 maggio 2006
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