Un’apertura dialogica del Centro Pecci, secondo gli intenti dei curatori Marco Bazzini e Stefano Pezzato, al progetto
Dotsandloops: retrospettiva sull’artista
Loris Cecchini (Milano, 1969; vive a Prato e Beijing) ma presentata in forma atipica perché, pur nel rispetto della classica formula diacronica, si è cercato d’evitare il pericolo di una museificazione precoce.
Così il percorso viene presentandosi come una fluida e gigantesca installazione connotata, più che da un sistema rigido di cronologie e acquisizioni critiche, da un’originale miscela di assonanze-scontri-richiami. Tutto è permeato dal fascino della scoperta, carattere che del resto proveniva dalla genesi dell’operazione stessa, quando componente autoriale e curatela si sono connesse in un processo di proposte e controproposte, elaborando in circa sei mesi il risultato adesso visibile.
Che cosa sono le opere di Loris Cecchini? In predominanza sculture, tali appaiono formalmente. Eppure, nella sostanza c’è ben altro: vi troviamo un’interrogazione continua e continuamente variata sui rapporti spaziali. Dunque, la domanda diventa: che cos’è lo spazio? Sono estensioni che sanno introflettersi, strutture ingannevoli ricomposte sulla base dei punti d’osservazione, corpi inorganici che si gonfiano al ritmo di un respiro, strane materializzazioni di strutture molecolari. Infine e soprattutto, lo spazio è possibilità di un rapporto tra natura e costruzione, magari nella forma di roulotte e serre abitabili, minuti crystal palace della contemporaneità composti da pvc, piante e foglie varie.
Si potrebbero citare molte serie, dai primordi fotografici di
No Casting al sorprendente pallone
Blaublobbing (paradosso divisorio di pareti museali per tramite dell’aria), dal fuoriuscire di oggetti dalle mura (
Gaps) fino alla virtualità onirica in poliuterano del labirinto (
Empty Walls-Just Doors) e della respirante cella mortale (
BBBreathless). È una diversità processuale – tutta però accomunata da mirabile tecnica – che sa rivelarsi nell’ambiente senza incorrere in alcuna contraddizione.
Questo perché gli slanci variabili dell’artista rientrano sempre in un’unica modulazione: anche quando il passaggio da stanza a stanza sembra più azzardato, stiamo fluttuando lungo la stessa linea d’onda; è solo che l’oscillazione ci ha trasportati da un vertice positivo a uno negativo (da un -1 a un +1, come coi numeri reali).
Un’immagine esemplifica tale andamento: è quella d’apertura del paesaggio
Around and Around. Reticoli vettoriali raddolciti, simili a colline, rendono malleabile il luogo; tra l’immaginazione delle stampe e la concrezione dinamica
Steelorbitalcoccons, l’osservazione riesce ad abbandonarsi priva di mete. Riprendendo il titolo, punti e ritorni, senza distinzione.
Visualizza commenti
Cecchini è uno di queli artisti emersi alla fine degli anni 90 e oggi un po' appiattito su i dictat commerciali della galleria continua(a cui il fratello zuffi-più bravo- non ha voluto sottostare andandosene).Fa bene a vivere in Cina dove la sua grafica espansa può trovare facili fortune.
Il Museo Pecci, si è appiattito più su una logica di sopravvivenza, che su una promozione di qualità, di approfondimento e meritocrazia.
A Prato manca il pubblico dell'arte contemporanea, e quei pochi li hanno fatto allontanare da questo museo mortificante e spento di idee.