“Vedere la vita, vedere il mondo” era il manifesto programmatico della rivista LIFE e del suo fondatore Henry R. Luce, quando nel 1936 iniziò la sua attività, cessata nel 1972, (e rinata nel 1980 sotto lo
stesso titolo ma con un’altra gestione). Nell’esposizione allo SpazioFoto a Firenze, curata dall’agenzia Contrasto: 30 stampe fotografiche di vari autori e 20 di Margaret Bourke-White, il cui ampio lavoro è già stato
presentato recentemente a Palazzo Vecchio di Firenze, eccetto alcune inedite che sono esposte qui per la prima volta.
Molto familiare, il simbolo della non-violenza: Ghandi, seduto accanto al suo arcolaio mentre sta leggendo, scattato dalla Bourke-White a Poona nel 1946. Commovente, una immagine apparentemente senza tempo: numerosi bambini ad un teatro di marionette, fissati da Alfred Eisenstaedt a Parigi nel 1963. Altrettanto importanti sono le fotografie di J.R. Eyermann, Eliot Elisofon, Ed Clark, Gjon Mili, Andreas Feininger ed altri – icone della storia della fotografia e icone della storia del XX secolo.
Però, non è soltanto il contenuto delle fotografie che si pone alla nostra attenzione, ma l’insieme delle immagini esposte ci fa pensare anche alla funzione stessa della fotografia giornalistica – tramite l’uso consapevole
da parte di fotografi, autori di testi e redattori, la divulgazione di messaggi sociali. Lo spettatore sente una certa perplessità davanti ad alcune immagini che più della sensazione di autenticità trasmettono pose e messe in scena come se rafigurassero una certa intenzione dell’immagine che dipende, ovviamente, dalla redazione della rivista. “Vedere il mondo” tramite una rivista, quindi, significa vederlo in una rappresentazione che
non può essere oggettiva, come tra l’altro si sà, non lo può essere nemmeno l’immagine fotografica.
Tuttavia non bisogna sottovalutare la fotografia come mezzo comunicativo che porta gli eventi nelle case delle persone, anche se si svolgono dall’altra parte del mondo.
A causa del loro isolamento in questa mostra, le stesse fotografie acquistano nuovi contesti, con essi nuovi contenuti e nuove attualità, e suscitano altrettanto forti emozioni, come l’immagine della Bourke-White, scattata dall’aereo nel 1939, di un altro aeroplano, un DC-4, che sorvola i grattacieli di Manhattan.
Dopo tali sensazioni, si entra nella stanza in fondo al corridoio, dove sono esposti bellissimi ritratti di artisti: i Beatles in una piscina a Miami Beach, (John Leongard, 1964), la Loren sul set di Madame,
(Eisenstaedt, 1961), la Monroe, (Eisenstaedt, 1953), Picasso che dipinge con la luce (Mili, 1949), Duchamp sulle scale in una significativa immagine stroboscopica, che allude al suo quadro, Nudo che scende le scale
N°2 del 1912, (Elisofon, 1952).
Sembra superfluo voler ribadire che alcune di queste immagini ci sono molto familiari anche perché ormai fanno parte di varie esposizioni in tanti musei…
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Katharina Hausel
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