India: 14 ottobre – 3 novembre 2005. In questo arco temporale, le amiche Sabrina Mezzaqui (1964), Claudia Cannizzaro (1974) e Luigina Tusini (1967) realizzano un viaggio alla scoperta dei territori orientali, delle tradizioni e delle culture, entrando in contatto con gli usi e i costumi della società indiana. Variegata, colorata, antichissima. Namaste, dall’indiano “mi inchino a te”, è la parola usata quando ci si incontra o ci si congeda ed è il termine/concetto che dà il titolo alla mostra, concepita dalle artiste come un diario di viaggio. In effetti la Mezzaqui ci racconta che l’idea della collettiva a SpazioA nasce ad Udaipur di fronte a bibite ghiacciate sulla terrazza dell’albergo Fatehpur Sikri, mentre intorno scoppiavano i fuochi d’artificio dell’Happy Diwali. Claudia Cannizzaro invece dedica la sua Namaste alla memoria di Bhupen Khakhar, pittore indiano recentemente scomparso che nel 2000, in occasione di una residenza per artisti tenutasi a Civitella Ranieri in Umbria, invitò lei e la Mezzaqui ad andarlo a trovare nel Gujarat, lanciando l’idea di questa gita.
Negli appunti di viaggio di Luigina Tusini leggiamo: “l’india è il fiume di metallo e carne umana ed animale che riempie le strade… è la luce affascinante all’ora del tramonto, è la musica dei tamburi e dei canti di tutti i tipi di religione, è il silenzio del deserto…è l’acqua limpida lurida sacra imbevibile, è il cane magro in cerca di cibo…”. Una descrizione così piena ed intensa da proiettarci per un attimo in quelle strade, tra quei rumori, in mezzo a quella gente.
Nella mostra pistoiese, Luigina Tusini traduce in immagini i suoi pensieri. Passeggiata (2007) cattura in una sequenza di otto fotografie montate in loop i profili neri delle donne indiane stagliati contro le luci di una spiaggia al tramonto; in Senza Titolo, Isola di Elephanta (Mumbay), (2005) con un dittico
Sabrina Mezzaqui presenta Pond Ripple (2007) un dvd sonoro, o meglio un mantra, distribuito sulle note di una canzone estratta dal cd Amritwani che l’artista ha udito frequentemente nei negozi, per le strade e nei locali indiani nel corso del viaggio. Le immagini che fluiscono nei 23 minuti di durata del dvd sono il risultato di una composizione dei Mandala, un noto lavoro della Mezzaqui presentato in varie occasioni su piccoli schermi luminosi al plasma. Tre grandi stampe fotografiche della Moschea Fatehpur Sikri novembre 2005, (2007) illustrano le geometrie particolari e gli intrecci delle preziose vetrate indiane, mentre l’installazione Greetings (2007) blocca in un quadro alcune foglie dipinte a mano provenienti da diversi alberi indiani considerati sacri e un piccolo quaderno minuziosamente intagliato.
Claudia Cannizzaro lavora con i colori e le stoffe indiane per realizzare il suo Corredo (2005) stampato a mano e riposto in un bauletto di cartone dipinto. Sudario (2005-2006) è una tela ritagliata sulle misure della sacra sindone, dipinta da segni stellari reiterati effettuati con una tinta sanguigna, il solito motivo lo ritroviamo anche in Senza Titolo (Halo Bhupen) (2007), un disegno circolare a matita effettuato sul soffitto del muro della galleria. Un altro lavoro interessante è Zecca (come fare i soldi con l’arte) (2005-2006) dove l’artista stampa a mano 2422 banconote su carta velina.
Una mostra nell’insieme piacevole e raffinata e allo stesso tempo una documentazione attenta e sensibile del territorio, degli ambienti e del complesso di condizioni sociali, culturali e morali indiane.
gaia pasi
mostra visitata il 31 marzo 2007
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