A chiunque abbia cominciato a navigare a ruota libera in internet è accaduto, talvolta, di lasciarsi trasportare da un link all’altro dei “motori di ricerca” provando quella strana sensazione secondo la quale, grazie alla possibilità di accedere a tutto, sembra di perdersi e di rischiare il silenzio dell’eccesso. Da questa traboccante dilatazione della comunicazione prende corpo la nuova personale di Raffaella Formenti, intitolata appunto Motore di Ricerca. Seguendo il sottile filo conduttore delle sue ultime quattro mostre tenute in quattro differenti località italiane, l’artista bresciana, presenta nei locali della Galleria Peccolo di Livorno un’installazione di notevoli dimensioni affiancata da una quindicina di concrezioni create appositamente per l’evento.
Già nel marzo scorso, a Viterbo, presso la Galleria Miralli, i suoi singolari “motori di ricerca” hanno dato vita ad una sorta di prova generale, pensata sulla scorta dell’installazione realizzata l’anno precedente, a Pisa, per l’Abbazia di San Zeno; mentre, in seguito, all’interno della Galleria Scoglio di Quarto a Milano, la veduta
A Livorno, invece, il tema del motore di ricerca torna a suggerire un allargamento dello sguardo in virtù della parte più bella dell’Arte: la contaminazione. Abbattuto il muro tra artista e fruitore il momento della comunicazione è quella preziosa polverina, che costruisce la perla dentro l’ostrica. Così, trarre dai gesti più semplici la linfa per alimentare il coinvolgimento del pubblico, sperando di far appartenere il proprio lavoro un po’ a tutti – persino a chi non abbia mai letto un libro di storia dell’arte – rappresenta indubbiamente una delle più affascinanti sfide di Raffaella Formenti. Del resto non poteva essere diversamente. Infatti, lei, con l’occhio del pittore proveniente da “grandi amori”, quali – ad esempio – quello per l’opera di Turner, non ha avuto timore di perdersi nei manifesti lacerati sui muri cittadini, acquisendo, ben presto, la piena consapevolezza che, per merito di Rotella, «non sono più solo carta invadente, ma luoghi di pittura». Nella sua opera Raffaella Formenti raccoglie, con una straordinaria grazia ed un grande senso estetico, la meravigliosa opportunità di viaggiare su questi o altri riferimenti per amplificare la sua ricerca, sempre disposta ad accogliere la risonanza di nuovi interrogativi pronti a generare embrionali risposte, quali suggestioni simili a sassi lanciati. In questo contesto trovano posto pure le ironiche scatole gialle proposte a Livorno. Esse, con i loro strani sbecchi laterali da cui fuoriescono cartoline, pubblicità o depliant, diventano colore per una pittrice che, invece di entrare in un colorificio a comprare i colori, li trita direttamente da tutti quegli affastellamenti cartacei della nostra realtà, rimanendo, senza falsi pudori ed inutili pregiudizi, una deliziosa amante di quel gesto alchemico capace di trasformare, ancor oggi, uno strappo in un’opera significante nuovi contenuti.
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silvia fierabracci
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Anch'io ho visto la mostra e mi è parsa davvero interessante. Soprattutto per quella specie di shock che emerge passando dalla grande dimensione dell'opera all'ingresso(grandissima per lo spazio piccolo della galleria livornese) e quella minuta dei lavori collocati nel corridoio. Prima una forte impressione per il passante frettoloso, che scruta come se fosse davanti a una qualche strana vetrina di negozio; dopo, se si ha voglia di entrare, piccoli oggetti da guardare da vicino per scrutarne il funzionamento.