L’alluvione si era portata via l’archivio di Fiamma Vigo e quella che oggi si riscopre come una parte davvero fondamentale delle vicende artisitiche e culturali del nostro paese –ma non solo- dal 1949 al 1977.
La straordinaria vicenda artistica di Fiamma Vigo (1908-1981) inizia nel 1926 a Parigi alla scuola di André Lothe, con Mario Tozzi. L’atmosfera post-cubista degli anni della formazione segnerà con suggestioni formali il percorso della Vigo, che si svolgerà tutto all’insegna della fede nel Numero. Numero pitagorico, come norma, legge di costruzione e ordine universale, ma anche numero come simbolo di possibilità creative nuove e illimitate, cifra esoterica.
Armonia e numero, titola il trattato della Vigo sul primo editoriale di Numero, rivista fondata nel 1949, con il razionalista Alberto Sartoris che la vede schierata con il partito dell’astrazione geometrica, vicina ai romani dell’Age d’or.
Alla rivista segue nel ‘51 l’apertura delle gallerie fiorentine, che continuano a perorare la causa del movimento astratto italiano, con la prima esposizione di Brunetti, Nativi,
Sempre sotto il credo non-figurativo la Vigo presenta con personali artisti quali Fasola, Giò e Arnaldo Pomodoro, Monnini, Moretti, Nigro, Nuti, e i già grandi nomi dell’astrattismo nostrano, come Capogrossi, Vedova, Santomaso, Prampolini, senza tralasciare piccoli gioielli come l’interessantissima opera del fotografo Francis C. Fuerst.
Fioriscono intanto le altre gallerie di Numero: Roma nel’60, Prato nel ’61, Venezia e Milano nel ’62, e con loro l’urto dei linguaggi dell’Informale, con i genovesi Fasce, Mesciulam, Allosia.
Sono battezzati nelle gallerie di Numero Verna, Conte, Remotti, Bergamini, Sara Campesan, Peschi, Zoren.
Anche lo sperimentalismo musicale, concreto ed elettronico, non manca con la rassegna Musica e segno, nella sede romana, anno ‘62, con Bussotti, Chiari, Nam June Paik, Boulez, Cage, Berio, Grossi. Nel ’64 si aggiungono i giovani Cioni, Gentili, Tolu. E poi ancora i fratelli Bueno, Loffredo, Frittelli, fino a Elisabetta Gut, Paolo Favi etc.
Questi sono solo alcuni dei tantissimi artisti che hanno incontrato Fiamma nel loro cammino.
Di questi oggi ne vengono esposti ben 170, in un percorso cronologico e minuziosamente curato, che per ovvi limiti spaziali, non presenta più di tre-quattro pezzi per artista.
Tre anni di lavoro di ricostruzione dell’Archivio di stato di Firenze con L’Archivio per la memoria e la cultura delle donne recuperano la serie completa di Numero, lettere, fotografie, pieghevoli… vent’anni d’arte italiana, e una grandiosa figura di artista, gallerista, intellettuale.
Il bellissimo catalogo, a cura di Rosalia Manno Tolu e Maria Grazia Messina, costituisce davvero uno strumento prezioso e unico, indispensabile alla ricostruzione della temperie culturale di quegli anni, e non solo.
giovanna gioli
mostra visitata il 7 ottobre 2003
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