Colpisce la forza del colore, il tratto deciso, la mano ferma. I lavori di Rita Pedullà rispecchiano l’ambiente domestico in cui l’artista si muove con familiarità e gradevole abbandono. Emerge la dedizione fiduciosa nell’abituale ripetersi dei gesti e delle sensazioni, espresse da un segno autoritario, ben marcato, che sottolinea la gelosia e l’appropriazione della propria intimità ma anche l’attrazione per il colore e per la grande dimensione.
I corpi nelle tele della Pedullà sono ingentiliti dalle pose sinuose e da oggetti quotidiani. Particolari che riportano ad una visione infantile della realtà e a dimensioni e dislocazioni spesso anomale nella composizione dell’immagine. Tornare indietro, dentro il faciullo che in noi continua a vivere è un processo complesso e spesso sacrificale. Non in queste opere che esprimono l’imposizione del colore e l’infantile collocazione bidimensionale e spaziale. I colori primari sono preferiti, soprattutto nelle tonalità del blu e rosso e creano un forte impatto emotivo ed un coinvolgimento emozionale atavico. Alcune tele sembrano rendere omaggio al passato, a Matisse o Gaugin, come Amanti Orientali e Donna Arancio, e portano segni del post-impressionismo e del Fauvismo. I sui “vestiti abitati” raffigurano personaggi privi di corpo. Quello che si intravede, spesso caratteristiche sessuali femminili, è appena sfiorato dallo sguardo pudico ma invitante. Avulsi da qualsiasi volontà rivendicativa, interrogano sulla spiritualità del femmineo più che sulla sua fisicità.
C’è uno spazio “altro” che accomuna corpi ed oggetti, estranei a contesti prospettici e dotati di vita e di moto proprio. I lavori recenti sono arricchiti da abbinamenti fra fotografia e pittura ed esprimono una nuova tappa creativa. Più costruiti rispetto ai precedenti perdono in vivacità e spontaneità ma acquistano in tecnica e precisione. Sono soprattutto espressione di una svolta significativa nel percorso artistico che sembra abbandonare l’onirico per dedicarsi ad una visione più concettuale e matura della realtà, come in Donna Coltello e Donna Vaso. Queste donne, pur rispecchiando stilemi tradizionali, sono rivisitate in chiave attuale con una visione solare impregnata di profumi e sudori mediterranei. Frutti odorosi e visioni di terre bruciate che sembrano emanare sapore del Sud spesso accompagnano le figure ritratte in …questa visione mitizzata del mondo meridionale e della civiltà mediterranea… (Pietro C. Marani).
daniela cresti
mostra visitata 8 aprile 2004
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