In realtà le fotografie di Riccardo Mazzoni hanno poco a che fare con immagini simili di manifesti strappati, conosciute da Nino Migliori o Paolo Monti, eppure… Nel centro dell’attenzione di Mazzoni c’è la percezione della mutazione dell’uomo. Con una macchina di medio formato il giovane artista si è avvicinato tanto ai suoi soggetti da rendere visibile addirittura il retino tipografico delle immagini spezzate. Il suo sguardo è sensibile di fronte alle composizioni, che si formano casualmente e creano in continuazione nuove immagini; il fotografo ne ferma alcune, a volte spiritose, a volte inquietanti. Lui, se mai, citerebbe il lavoro di Mimmo Rotella. E, stranamente, accanto alle grandi stampe in bianco e nero, sono proprio le sue stampe piú piccole, a colori, che appaiono piú cupe e piú estranee.
Le trasformazioni lente di corpi, uomini, materiali in decomposizione, fermate in uno degli attimi delle loro fasi, sono l’anello di collegamento con il lavoro di Margherita Verdi. Lei, l’artista piú matura, ha invitato il giovane Mazzoni. Le surreali visioni della Verdi, espresse in bianco e nero e parzialmente sfocate, diventano sempre piú misteriose e inquietanti e non finiscono mai di stupire: questa volta sono immagini di oggetti impolverati, trovati in luoghi abbandonati. Inutile sforzarsi a riconoscere qualcosa, perché le trasformazioni dalle originali consistenze sono abbastanza progredite, ma le immagini, esaltate dalla particolare tecnica della fotografa, trasmettono nuove sensazioni.
Nonostante il silenzio nei singoli soggetti le voci delle fotografie in esposizione sono molto forti. Ambedue i fotografi, con una decina di immagini ciascuno, hanno fermato consapevolmente un attimo decisivo durante il continuo, anche se lento, mutamento dei loro soggetti proponendone delle visioni irripetibili.
Vale veramente la pena di esplorare lo spazio giovani C.U.R.E.. La sala espositiva, deliziosa e accogliente, è situata in mezzo a un grande parco dove si rilassano persone di tutte le età. Qui, nella cosidetta area Pettini Burresi, è rispecchiato perfettamente il progetto artistico di Gianni Caverni e Lorenzo Pezzatini: dialoghi tra autori di maturità creative diverse che si propongono a vicenda.
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