Grande ritorno quello di Jeppe Hein in Italia. La presenza alla Biennale veneziana del 2003, dove si era fatto notare con la fontana-labirinto space in action/action in space giusto di fronte alla Stazione di Santa Lucia, gli avrebbe poi fruttato un invito da parte di Francesco Bonami a presentare nel giardino di Villa Manin Appering room (2004), opera recentemente riapparsa ad Art Unlimited per la 37° edizione di Art Basel.
Il giovane artista danese non delude le aspettative. Ospite di Base, collettivo di artisti operativo a Firenze dal 1998, Hein conquista gli sguardi con uno spettacolare intervento site specific, una struttura zigzagata sulla quale scivolano, coesistendo, acqua e fuoco. Il sodalizio riesce, l’interazione opera/spazio è ottimale. L’apparente immobilità strutturale, di sapore minimalista per quanto concerne la disposizione seriale degli elementi e i materiali utilizzati, grazie all’utilizzo di una tecnologia impercettibile si infiamma, generando un dinamismo fisico che coinvolge il fruitore a livello psicofisico e sensoriale.
Diagonal Space 2006 è una struttura composta da un ordine di profilati d’acciaio, fissati diagonalmente su basi snelle poste ad altezze diverse, a formare una linea spezzata negli angoli. Su questa segmentazione scorre senza sosta un rigo d’acqua misto ad alcool che sfocia in una vasca in fondo alla struttura. Di fianco a questa strana fontana si trova un meccanismo di aerazione ingombrante, costituito da grossi tubi di corrugato argentato che passano attraverso il vetro della porta filtrando fuori l’aria dell’interno. Ad intervalli di tempo regolari la struttura prende fuoco: l’alcool, per effetto di una scintilla, d’improvviso s’incendia rivestendo di fiamme il complesso degli elementi. L’aria si scalda, le esalazioni alcoliche rendono pesante la respirazione. Il lavoro risulta di grande effetto scenografico e riesce a interagire con il pubblico a vari livelli, sollecitando una fruizione molteplice e dinamica.
gaia pasi
mostra visitata 15 settembre 2006
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