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Dopo la mostra dedicata a Canova, a Palazzo Cucchiari è la volta del mondo del lavoro. Tema questo, solitamente difficile da raccontare in modo accattivante ma grazie a prestigiosi prestiti e a una efficace costruzione narrativa, la mostra “Colori e forme del lavoro. Da Signorini e Fattori a Pelizza da Volpedo e Balla”, a cura di Massimo Bertozzi e Ettore Spalletti, ci riesce e anche per via della ricaduta sull’attualità. L’opera principale da cui si dipana tutto il tragitto è Monumento alle vittime del lavoro di Vincenzo Vela. Il problema che il rilievo a scultura introduce investe ancora fortemente il nostro Paese e anche Carrara dove fino a qualche tempo fa i caduti nelle cave si contavano non certo sulle dita di una mano, e che vuoti progetti politici comunali e nazionali, non riescono a contenere cosi come non sono capaci di trattenere, con un tasso di disoccupazione al 12 per cento, le migliaia di persone costrette a cercare fortuna altrove. Da queste premesse prende le mosse la mostra che, lanciata dalla Fondazione Giorgio Conti, suscitando numerosi confronti ideali col mondo del lavoro di oggi, offre uno spaccato sul “paesaggio” lavorativo dell’800 e primo 900. Salvo che in rare opere come il Gomitolo di Ferroni e il Riposo delle boscaiole di Tommasi non ci sono scene che raccontano momenti di pausa o benessere dei mestieri presi in considerazione dai prestiti.
Colori e forme del lavoro. Da Signorini e Fattori a Pelizza da Volpedo e Balla, vista della mostra
C’è fatica, pathos, dramma, addirittura morte, tutti sentimenti che impaginano con la scultura o la pittura le difficoltà della vita lavorativa di ieri e di oggi, di donne come di uomini e anziani, di chi (parafrasando la condizione dell’esiliato di Dante) avrebbe più dignitosamente diritto a quel pane che invece “sa di sale”. Lo sguardo, dopo una serie di scene soprattutto contadine, e di corpi che si contorcono in movimenti estremi e stanchi, si riposa solo quando emerge il paesaggio della campagna romana o toscana come nella tela di Gioli e nelle due opere di Fattori. Ma l’esposizione è anche un’occasione per ammirare la bellissima Giornata di vento di Signorini, emblema della condizione femminile del tempo. L’opera ritrae una lavandaia che con una mano regge il peso della sua cesta e con l’altra trascina dietro con sé suo figlio. Notevole anche il prestito BNL de La Fornace (1885) di Angelo Morbelli, restaurato per l’occasione e che polverizza la retorica di lavoratori intesa come atto eroico ma rappresenta gente comune. È quindi alternando toni chiari e cupi che la mostra, con 50 opere attraversando l’arte dai Macchiaioli alle avanguardie, mette a nudo le lotte di un popolo. Non è un caso che ci sia il disegno preparatorio del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, dove è evidente quanto ancora un popolo come quello italiano deve rivendicare il diritto al lavoro con scioperi e azioni estreme o fughe d’ Oltralpe.
Anna de Fazio Siciliano
Mostra visitata il 3 luglio 2018
Dal 16 giugno al 21 ottobre 2018
Colori e forme del lavoro – da Signorini e Fattori a Pellizza Da Volpedo e Balla
Palazzo Cucchiari,
Via Cucchiari, 1 Carrara
Orari: martedì, mercoledì, giovedì e domenica: dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 20, venerdì e sabato: dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 22
Luglio e Agosto martedì, mercoledì, giovedì e domenica: dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 20, venerdì e sabato: dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 17 alle 23, lunedì chiuso
Info: colorieformedellavoro.palazzocucchiari.it