Un’entrata anamorfica e paradossalmente futuristica ci introduce in una piccola galleria di immagini che ripercorre in senso cronologico tutta l’attività del centro dal momento dell’inaugurazione – giugno 1988 – fino all’ultimo molteplice evento che ospita: Wim Delvoye, Opere storiche, Artisti toscani, Massimo Bartolini, Letizia Cariello e per finire Verso un nuovo centro.
Le immagini scelte per il viaggio nel passato sono i manifesti degli eventi di varia natura artistica: oltre all’arte visiva, infatti, documentano gli appuntamenti dedicati al cinema, al teatro e alla musica.
La prima parte dell’esposizione, oltre a rappresentare il passato è dotata di una valenza estetica e storica, al di là di quella documentaristica: qui è possibile osservare un’evoluzione grafica più che decennale.
La parte successiva della mostra ha prevalentemente un intento documentaristico in quanto il curatore si è posto come obiettivo una riflessione sul futuro del centro. Perciò, tramite pannelli informativi, si passa subito a indicazioni molto pratiche e tecniche sulle modifiche architettoniche da apportare all’attuale edificio (in concomitanza della mostra, infatti, è stato bandito anche un concorso).
L’esposizione si conclude con due schermi che presentano esempi di architettura museale contemporanea (solo per fare qualche nome: il Cincinnati Contemporary Art Center -Zaha Hadid-, il Mart -Mario Botta-, la Fondazione Beyler -Renzo Piano-, il Bellevue Art Museum -Steven Holl-) e con la proiezione di un video che mette in evidenza quali sono gli attuali limiti del centro.
Si denuncia soprattutto la mancanza di spazi accentrati intorno ad un unico corpo in modo da evitare un percorso museale dislocato in spazi tra loro distanti come nell’attuale assetto.
Nella conferma di questo disagio l’ultimo evento espositivo ha avuto un ruolo importante, richiedendo al centro tutti gli spazi disponibili e al visitatore un percorso faticoso e poco omogeneo
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