Quelle immagini che sembrano belle nel loro surreale e nei loro colori, in realtà sono delle immagini inquietanti di trasformazioni nell’ambiente naturale della Sardegna. Alcune di queste osservazioni di Davide Virdis sono esposte all’Astor Caffé di Firenze – ma ugualmente
inquietanti sono le trasformazioni architettoniche testimoniate nelle sue fotografie del paesaggio dell’isola – un lavoro che attualmente viene presentato in una rassegna sul rapporto tra fotografia e antropologia,
curata da Paolo Chiozzi, all’ AFT di Prato. La rassegna, dopo la presentazione delle fotografie di Enrico Castelli e Antonio Mannu, sarà conclusa con una mostra di Mauro Chieffo.
Virdis, (nato a Sassari, vive a Firenze), concentra la sua ricerca fotografica sulla trasformazione della Sardegna, generalmente conosciuta per la sua attrativa turistica, che causa l’omissione della sua vita reale
e quotidiana. Da alcuni anni il fotografo indaga sull’ambiguità della Sardegna di oggi, fra tradizione e modernizzazione. Non si limita alla rappresentazione delle spiagge a volte affollate, a volte abbandonate,
circondate da complessi architettonici che sembrano artificiali come grandi giocattoli di plastica, ma riprende anche le persone nelle scene delle feste, di riti religiosi e folcloristici, in una serie di immagini delicate in bianco e nero che rimandano lo spettatore a tutta una serie di immagini storiche di simili luoghi carichi di tradizioni, fatte da August Sander, Henri Cartier-Bresson, Italo Zannier e altri…
Eppure proponendo un vecchio tema della ricerca sul territorio, Virdis attira l’attenzione dello spettatore sullo stato attuale degli ultimi anni della trasformazione dell’isola. L’autore rappresenta un lato meno conosciuto della Sardegna, e lo illustra attraverso osservazioni, fatte possibilmente senza romanticismo, ma con una particolare attenzione per i singoli dettagli.
contrasti tra immagini in bianco e nero di elementi che svelano la presenza dell’uomo che ci vive, ed un paesaggio che sembra finto perché è trasformato da mostri di architettura sterile e fredda, qui congelata in stampe panoramiche a colori.
Virdis usa vari formati di pellicola, spesso lavora con il grande formato. Le opere esposte sono numerose e dimostrano una forte volontà di presentazione possibilmente oggettiva, ricca e varia nelle sue prospettive.
Le immagini sono pubbicate sul fascicolo N°11 dei Quaderni di AFT.
Un’altro lavoro dello stesso autore, contaminature è esposto dal 19 febbraio al 1 aprile all’Astor Caffé di Firenze, Piazza Duomo, 20: sei bellissime immagini, parte di più ampio lavoro, stampe panoramiche a colori, che rappresentano frammenti di un paesaggio mutato a causa di interventi dell’uomo e quindi anomalo.
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