Nel linguaggio di Jacques Rancière, il “
soggetto politico” è quella forma di agire che ridefinisce le comuni cornici di identificazione e classificazione degli eventi.
Ogni mattina, tra le 7.30 e le 8.30, i supermercati di Vallecas -quartiere periferico di Madrid- gettano tra i rifiuti i cibi scaduti il giorno precedente. Questi vengono prontamente e quotidianamente ricercati e utilizzati da marocchini, ecuadoregni e nativi come mezzo di sostentamento: le multinazionali della distribuzione vengono così a svolgere, loro malgrado, un’opera di carità. È precisamente la scritta
Charity che i
Democracia (Pablo España e Iván López), attraverso l’omonima azione urbana, riproducono su quei bidoni di rifiuti.
Un gesto allo stesso tempo cinico e paradossale che, con l’accumulo di cibi scaduti e invenduti, è riproposto per l’inaugurazione della nuova sede lucchese della Prometeogallery. Un video documenta l’azione svoltasi nelle strade di Madrid e il
Charity Parfume dà la possibilità di portare a casa un campione di un’essenza unica creata dal profumiere
Ernesto Ventos: il profumo di cibo avariato come ricordo dei quartieri degradati delle città europee.
Un gesto che l’accomuna all’altra opera in mostra,
Welfare State, allestita nella ex Chiesa di San Matteo. Una videoproiezione multipla su quattro schermi ricostruisce il processo di demolizione della baraccopoli di El Salobral, una delle più grandi in Europa, che sorgeva alla periferia di Madrid. I Democracia hanno documentato il processo di demolizione voluto dalle amministrazioni locali, trasformando poi l’opera delle ruspe in uno show organizzato per la popolazione locale con tanto di gradinata con platea e tifo da stadio. Il video documenta l’incitamento dato dagli spettatori ai manovratori.
In entrambe le opere gli artisti, attraverso i loro interventi, si sottraggono sia dall’affermare un giudizio morale, sia dall’assolvere un ruolo documentario. Intervengono piuttosto per ridefinire i significati che il senso comune attribuisce a questi eventi, cercando di far esplodere le contraddizioni latenti.
Sono invece contraddizioni manifeste quelle che caratterizzano il lavoro di
Ciprian Muresan (Cluj, 1977), artista in mostra nelle sede milanese della galleria. Una serie di norme stringenti regolano l’accesso alla discarica della città romena d’origine di Muresan. Tra queste spicca il divieto d’accesso e costruzione di abitazioni sulla discarica; divieto che si sovrappone alle numerose baracche presenti e abitate da persone di una comunità rom.
Le foto in mostra documentano questa realtà insieme ai rilievi architettonici delle baracche realizzati dall’artista.
Compulsory Rules titolo dell’opera, diventa così anche il titolo della mostra curata da Marco Scotini, in cui il contrasto stridente tra norma e vita viene riletto attraverso i miti e i fallimenti della storia dell’est Europa.
Con
Manifesto del Partito Comunista, l’artista riscrive l’omonimo testo in alfabeto farfallino, trasformandolo in un gioco-testo per bambini, mentre un video analizza un libro largamente presente nelle case romene fin dal periodo comunista,
Le avventure di Cipollino di Gianni Rodari, analizzandone gli aspetti ideologici ed educativi sottesi.