Elisabetta Scarpini evidenzia nelle due installazioni due aspetti distinti, ma inequivocabilmente complementari, della sua personalità.
Nella Stanza Prima dove è utile perdersi, il colore dominante è il rosso carminio, la sensazione dominante è la perdita di orientamento. Le grandi tele (100×200), accostate in modo da esporre le due facce dipinte, sono ancorate al pavimento creando un percorso dove si è costretti a scegliere sempre la direzione in cui muoversi. Alcune sono costituite da una tela e uno specchio in modo da creare la visione composta e leggermente deformata dell’osservatore e dell’opera alle sue spalle. Smarrimento, ci viene in mente questa parola e ci accorgiamo che proprio il titolo della Stanza Prima dove è utile perdersi configura intime emozioni e momenti in cui la riflessione artistica può essere finalizzata allo smarrirsi e a mettere in discussione un modello di vita fino ad allora indiscusso. Sulle tele molte frasi o parti di esse ripetute e martellanti “Fondamentalmente la gente non mi interessa, mi interessano più le cose, le forme, la voce, i colori…. Sono un po’ asociale”.
L’installazione ci fa percorrere un cammino in “uno spazio psichico” fatto di “privati deliri” dove Elisabetta Scarpini si è fermata e persa in un periodo della propria vita (‘92-’96) per capire se stessa e per attuare quella trasformazione (ecco l’utilità di perdersi) che scopriamo nella Stanza Seconda dove non è inutile avere qualche illusione sulla vita. C’è un deciso cambiamento di atmosfera.
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Daniela Cresti
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