“Questi sono i primissimi segni grafici da me tracciati a Laren nel luglio 1884 (avevo 33 anni). Nei corsi di ginnasio e liceo non tracciai il minimo segno. Vittore Grubicy de Dragon. Feb. 1917”. Così l’artista racconta, in calce alla Strada nel bosco a Laren, i suoi primi passi nel mondo dell’arte, incoraggiati anche dalla feconda amicizia con il pittore Anton Mauve, frequentato durante il lungo soggiorno olandese.
Atmosfere rarefatte, evanescenti, appannate, toni pastello accostati con semplicità ed efficacia: queste le prime suggestioni di fronte ai sessantun disegni di Vittore Grubicy de Dragon, serie di paesaggi puri abitati talora da figure intente al lavoro agricolo e animati da incisivi tocchi di biacca gettati sul foglio a illuminare ora i movimenti delle nuvole, ora le vette innevate dei monti, ora il brulicare di un gregge di pecore. In un frequente gioco di risparmio del supporto, l’artista lascia interagire i toni caldi della carta con quelli di carboncini, matite, acquerelli e inchiostri: ne risultano immagini straordinariamente delicate, vibranti quasi della matericità del foglio.
Questa tecnica pare raggiungere la massima intensità nel suggestivo Profilo della laguna di Venezia, in cui cielo e mare sono affidati alla mera espressività della carta, lasciata completamente intatta.
Insieme al chiaro influsso della cultura figurativa d’oltralpe si avverte, nei disegni esposti a Villa Mimbelli, il pulsare di un lirismo vivo, nei paesaggi come nei ritratti e nelle scene di genere, segno di un contatto acceso e partecipe con le emozioni suscitate nella fantasia dell’artista dai continui viaggi compiuti tra Italia, Olanda, Francia e Inghilterra. In calce al disegno raffigurante un’osteria fiamminga -iconografia dal sapore quasi retorico per l’attinenza alla tradizione artistica delle Fiandre- compare la scritta l’osteria fiamminga dove studiavo dalle 20 alle 22, a rimarcare la matrice radicalmente soggettiva del “fare arte” di Grubicy.
Cresciuto nel clima della Milano scapigliata, legato sin da giovane agli ambienti dell’aristocrazia lombarda, egli diviene presto commerciante d’arte intervenendo anche, come critico, su numerose testate giornalistiche. Soltanto in un secondo tempo, sollecitato dalle esperienze dei viaggi all’estero, comincia a dipingere. Dal corpus di opere -di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Livorno- presentato a Villa Mimbelli emerge la figura di un “esperto d’arte” che seppe riproporre in uno stile assolutamente personale il proprio autentico trasporto per il disegno e per la pittura del secondo Ottocento.
alice tavoni
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