Observatorium definisce uno spazio e un tempo specifici –e in qualche modo necessari– per l’osservazione dell’opera artistica.
Al centro della galleria un cubo di cartone (due metri e mezzo di lato), scultura “funzionale”, architettura atipica o oggetto artistico tout court, stabilisce la relazione propizia tra lo spettatore e le opere esposte alle pareti.
Al suo interno, praticabile, un verme ancestrale ha scavato un volume che si ramifica verso la superficie aprendo prospettive verso l’esterno. L’osservatorio, eponimo dunque della mostra, punta i suoi tentacoli/canali ottici sulla pittura alludendo al processo metamorfico che questa include, ben al di là dell’illusoria quiete della tela compiuta.
La ricerca di Paolo Parisi parte sempre dall’individuazione di un dato oggettivo (isolato, appunto, dall’osservazione scientifica) che si presta alla sofisticazione (artistica), all’intervento pittorico. Questo si compone di strati monocromi che interpretano lo schermo attraverso il quale si accede alla visione del mondo.
In Casa dell’arte (RGB) Parisi utilizza il colore con un procedimento che si accosta alla plastica. Grandi matrici imprimono sulla tela griglie astratte che si alterano con l’intervento delle dita. Dai tre colori della tecnica fotografica, (appunto RGB) si astrae un solo colore al quale è trasferito il compito della rappresentazione mediante il suo valore materico e tridimensionale.
La serie degli Inversi riassume l’approccio artistico di Parisi intorno al colore e ai percorsi semantici che questo è in grado di indurre. La superficie della tela è increspata da addensamenti di pigmento che accennano ad una geografia astratta nella quale, però, è racchiuso qualcosa come l’idea platonica del paesaggio.
Paolo Parisi, pure all’interno di una rete metodologica che appartiene a un mezzo tradizionale come la pittura, struttura una ricerca ipertestuale che stimola una percezione elaborata della pratica artistica. Le tele sono il termine, temporaneo, di un doppio percorso: quello creativo, fatto di campiture, successioni, pellicole, e quello visivo, condotto dal visitatore, che deve riformulare gli strumenti e i codici usuali per approdare ad una osservazione, questa sì tradizionale, modulata intorno a quel tempo e a quello spazio che sono parte della meravigliosa machina artistica.
pietro gaglianò
mostra vista il 10 giugno 2004
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...troppo strutturata forse, liberati, liberati!