È una mostra che va assaporata senza fretta. Solo così si percepisce lo svolgersi del lavoro e la capacità di Riccardo Guarneri di rischiare l’isolamento dalle mode dominanti, ma soprattutto l’autonomia e l’indipendenza che lo hanno sempre contraddistinto.
Il percorso inizia con l’Informale e già la luce diviene il centro della sua attenzione. Sono i bagliori, le trasparenze, le leggere ombreggiature che focalizzano il lavoro dell’artista negli anni ’60 e che man mano fanno decantare la sua pittura verso la rarefazione. Un amore fortissimo per la luce nitida e pulita dei cieli nordici lo porta verso il Nord Europa dove conosce Otto Peine, Gerard Hoeme, Raimund Girke. Ed è una storia di incontri, di verifiche, di contatti, che lo stimola ad intraprendere una strada e che lo accompagnerà per tutto il decennio ’70 verso la pittura analitica.
La sua opera assorbe in divenire il tema della leggerezza, della sottrazione, della
Importanti sono le due tele dipinte per la mostra a Villa Romana in cui l’artista tenta quella che egli stesso definisce una vera “rivoluzione”. “Un senso di insoddisfazione mi prese rispetto al lavoro precedente…” racconta “maturava in me la necessità di trovare una via di uscita a tanto implacabile rigore… Detti un calcio al rigore geometrico, mi abbandonai agli effetti del caso e della macchia..”.
Prevale ora nell’opera di Riccardo Guarneri una visione più romantica e sentimentale, quella che precedentemente osava relegare solo ai titoli dei sui quadri. L’artista ritrova un impulso emozionale e torna all’acquarello che sembra “l’unico medium possibile per entrare in quelle superfici sfidando l’effetto di trasparenza”.
Certamente la sua sensibilità creativa risente del vorticoso affermarsi della Transavanguardia e dell’incitamento di Achille Bonito Oliva ad “abbandonare le mortificazione dello strutturalismo a favore del pensiero che coglie di sorpresa, del colpo d’occhio…”. Così, con timore e pudore Guarneri si lascia andare alla “macchia espressionista” ed intraprende un nuovo percorso che lo porta sino all’attuale pittura.
daniela cresti
mostra visitata il 22 ottobre 2004
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