Il silenzio attanaglia gli spazi monumentali vuoti.
All’uomo, che tale magnificenza ha ideato e costruito, non è dato condividere.
Le presenze umane “
sono una distrazione alla visione dello spazio”. Solo chi osserva deve
riappropriarsi della suggestione evocativa degli scatti di
Candida Höfer (Eberswalde,
1944; vive a Colonia) e dello splendore dei luoghi ritratti.
L’artista tedesca si fa così testimone nel mondo della
bellezza che Firenze, scrigno di tesori, contiene. Ne diviene interprete raffinata,
li immortala e li rappresenta con foto di grande formato, in un allestimento
sobrio e elegante.
Col suo occhio attento e scrupoloso, attraversa i luoghi e
le atmosfere che si respirano nella Biblioteca Marucelliana, quasi a sentire
l’odore dei libri; nel Teatro della Pergola; nei corridoi e nella Tribuna degli
Uffizi. L’esaltazione della forma ottagonale di quest’ultima appare dalla luce
che filtra dalle alte finestre e che illumina l’ordine cosmico della progetto.
Simbologia e allusioni sono evidenziati in questa camera delle meraviglie
ispirata alla Torre dei venti di Atene.
Aria, acqua, fuoco, terra: i quattro elementi che
compongono il cosmo si celebrano in scatti meravigliati e meravigliosi. L’aria
nella lanterna con banderuola segnavento, l’acqua nelle conchiglie
madreperlacee del soffitto, il rosso fuoco nelle pareti e, infine, il pavimento
come simbolo della Terra. Il tutto inneggia al divino, che si unisce
all’esibizione di magnificenza umana.
Al di là della bellezza estatica dei singoli ambienti, si
percepisce nelle foto quella luce diffusa che investe e reinterpreta un
ambiente. Di volta in volta l’immagine evidenzia qualche dettaglio, un
particolare pieno di significato, che l’occhio del turista spesso perde. Ecco
il pavimento a esagoni bianchi e neri di una sala del Palazzo Medici Riccardi,
la
forma severa e seriale degli scranni della biblioteca degli
Uffizi. Fascino e mistero nel rosso della platea della Pergola; e i palchi, nel
loro armonico ordine bianco, scandiscono gli scatti di Candida Höfer
come tradizione e spinta all’innovazione.
La grande fotografa ha la capacità di
alleggerire ciò che in realtà è compatto e
pietroso. Ne trae una rappresentazione di moderno illuminismo, che stimola la
mente e lo sguardo all’intercettazione di elementi che la percezione comune non
introietta.
Gli ambienti fotografati sono atemporali e privi
di umana presenza. Nient’altro che
riverbero, prospettiva, atmosfera, spirito del luogo possono e devono deturpare
l’immagine. Tutto ciò che è percepito dall’artista come apposto a un’integrità
originale va rimosso e censurato. Niente barriere, niente oggetti preposti alla
sicurezza: altererebbero la visione di una Firenze senza tempo, soffusa dal
solo fulgore illuminista della luce della ragione.
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Onestamente nulla più che la fortuna di poter fotografare luoghi (solitamente affollati) senza la presenza di persone. E Thomas Ruff ha già dato abbastanza.
Abbiamo bisogno di una tedesca per scoprire la bellezza degli Uffizi o del Teatro della Pergola?
Parole inutili per giustificare un'operazione "artistica" inutile.
Forse intendevi Thomas Struth......