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14
dicembre 2009
fino al 24.I.2010 Inganni ad arte Firenze, Palazzo Strozzi
toscana
Longevo e indistruttibile, a volte liquidato come decorativismo o abile mistificazione. Ma il trompe l’oeil trasmette il senso di un dibattito vivo. Grazie anche all’incursione nelle neuroscienze...
Si parte, e non potrebbe essere altrimenti, dalla favola
dell’uva di Zeusi,
così bella da sembrare vera, e del velo di Parrasio, evocato da un potente ritratto
di Tiziano,
capace d’ingannare persino l’occhio allenato di un pittore. Ma dietro un separé,
una Gioconda
(vera o finta?), malamente impachettata da Henri Caudieu, offre un inganno contemporaneo,
con soggetti d’elezione che tuttavia restano gli stessi nei secoli: le carte,
variamente declinate, e le nature morte.
Per ciò, piuttosto che un percorso strettamente
cronologico, le opere sono accostate per temi: con le nature morte olandesi del
Seicento si confrontano gli artisti dell’Ottocento americano e i francesi di
Trompe l’oeil/Realité, capaci di innovare i codici del genere con inserimenti
onirici e surrealisti.
L’inquadramento storico rimane comunque presente nelle
opere rinascimentali (Mantegna e Tiziano), che mostrano la familiarità dell’epoca con gli
aneddoti greci, rafforzata dalla conquista della prospettiva e della tridimensionalità,
e contemporaneamente, nei paesi nordici, da una resa lenticolare del dettaglio.
La fusione di queste tradizioni culturali darà vita nel
Seicento all’epoca d’oro del trompe l’oeil, declinata in nature morte molto
elaborate o nella creazione di vani illusori, sportelli e ante, o Wunderkammer
pittoriche, come lo Scarabattolo di Domenico Remps, esempio virtuosistico di uso dello chantourné, una sorta di sagomatura che
profila l’oggetto o la figura, acuendone l’effetto illusionistico, e che è
riproposta magistralmente in rilettura moderna dall’Armadietto da operaio di Cadiou del 1970.
Nella messe di carte dipinte su ogni supporto – piatti,
tavolini, bottoni – una scoperta sono le opere di artisti americani come Peto e Harnett, che fu addirittura indagato per
falsificazione dal Dipartimento del Tesoro. Artisti capaci di rendere
efficacemente l’ossessione del denaro che caratterizza la società statunitense
e le cui peculiarità sono ben chiarite da uno dei saggi in catalogo, peraltro
ricchissimo e che si potrebbe considerare una sorta di panoramica
sull’argomento.
Le sezioni finali illustrano gli effetti raggiunti
dall’uso innovativo dei materiali finalizzato allo stupore e allo spiazzamento
dell’osservatore: dal melone all’uncinetto alle pianelle di marmo, le
porcellane che fingono legni o marmi, fino ad alcuni esempi di scultura, in
bilico fra inganno e iperrealismo, come la Venere di cioccolata e la nuotatrice
di Carole Feuermann.
La volontà d’ingannare e di mettere in dubbio la nostra
percezione e la nostra conoscenza sensoriale differenzia queste opere dal
realismo e dal dato, e incontra un bisogno profondo e immutabile dello
spettatore.
Che dopo le reazioni di stupore potrà porsi interrogativi
ulteriori sulla natura della visione e sull’ambiguità delle apparenze davanti
ai modelli di camera ottica, immagini in 3d ora di moda, ologrammi e un modello
di “stanza di Ames” in una sezione curata dall’autorevole Richard Gregory. Dove
gli inganni incontrano le neuroscienze, per una comprensione “oltre il velo”
dell’illusione.
dell’uva di Zeusi,
così bella da sembrare vera, e del velo di Parrasio, evocato da un potente ritratto
di Tiziano,
capace d’ingannare persino l’occhio allenato di un pittore. Ma dietro un separé,
una Gioconda
(vera o finta?), malamente impachettata da Henri Caudieu, offre un inganno contemporaneo,
con soggetti d’elezione che tuttavia restano gli stessi nei secoli: le carte,
variamente declinate, e le nature morte.
Per ciò, piuttosto che un percorso strettamente
cronologico, le opere sono accostate per temi: con le nature morte olandesi del
Seicento si confrontano gli artisti dell’Ottocento americano e i francesi di
Trompe l’oeil/Realité, capaci di innovare i codici del genere con inserimenti
onirici e surrealisti.
L’inquadramento storico rimane comunque presente nelle
opere rinascimentali (Mantegna e Tiziano), che mostrano la familiarità dell’epoca con gli
aneddoti greci, rafforzata dalla conquista della prospettiva e della tridimensionalità,
e contemporaneamente, nei paesi nordici, da una resa lenticolare del dettaglio.
La fusione di queste tradizioni culturali darà vita nel
Seicento all’epoca d’oro del trompe l’oeil, declinata in nature morte molto
elaborate o nella creazione di vani illusori, sportelli e ante, o Wunderkammer
pittoriche, come lo Scarabattolo di Domenico Remps, esempio virtuosistico di uso dello chantourné, una sorta di sagomatura che
profila l’oggetto o la figura, acuendone l’effetto illusionistico, e che è
riproposta magistralmente in rilettura moderna dall’Armadietto da operaio di Cadiou del 1970.
Nella messe di carte dipinte su ogni supporto – piatti,
tavolini, bottoni – una scoperta sono le opere di artisti americani come Peto e Harnett, che fu addirittura indagato per
falsificazione dal Dipartimento del Tesoro. Artisti capaci di rendere
efficacemente l’ossessione del denaro che caratterizza la società statunitense
e le cui peculiarità sono ben chiarite da uno dei saggi in catalogo, peraltro
ricchissimo e che si potrebbe considerare una sorta di panoramica
sull’argomento.
Le sezioni finali illustrano gli effetti raggiunti
dall’uso innovativo dei materiali finalizzato allo stupore e allo spiazzamento
dell’osservatore: dal melone all’uncinetto alle pianelle di marmo, le
porcellane che fingono legni o marmi, fino ad alcuni esempi di scultura, in
bilico fra inganno e iperrealismo, come la Venere di cioccolata e la nuotatrice
di Carole Feuermann.
La volontà d’ingannare e di mettere in dubbio la nostra
percezione e la nostra conoscenza sensoriale differenzia queste opere dal
realismo e dal dato, e incontra un bisogno profondo e immutabile dello
spettatore.
Che dopo le reazioni di stupore potrà porsi interrogativi
ulteriori sulla natura della visione e sull’ambiguità delle apparenze davanti
ai modelli di camera ottica, immagini in 3d ora di moda, ologrammi e un modello
di “stanza di Ames” in una sezione curata dall’autorevole Richard Gregory. Dove
gli inganni incontrano le neuroscienze, per una comprensione “oltre il velo”
dell’illusione.
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Info: tel. +39 0552776461; fax +39 0552646560; info@fondazionepalazzostrozzi.it;
www.fondazionepalazzostrozzi.it
[exibart]