Categorie: toscana

Fino al 24.III.2002 | Vita contadina nella tradizione lucchese – Attrezzi, immagini e documenti dei secoli XIX e XX | Lucca, Villa Bottini

di - 18 Marzo 2002

Proviamo per una volta ad abbandonare la digital-art, i virtuosismi tecnologici, Internet. Dimentichiamo elettrodomestici, televisori, impianti stereo e telefoni cellulari. E respiriamo lenti, scrostandoci da dosso i sedimenti di conoscenze acquisite con eccessiva facilità. E’ come un rito preparatorio, necessario per chi desidera confrontarsi con le “immagini verità” di un passato ancora troppo vivo per essere dimenticato. Attraversare le cinque sale di Villa Bottini in cui è allestita la mostra Vita contadina nella tradizione lucchese – Attrezzi, immagini e documenti dei secoli XIX e XX è un po’ come compiere un percorso a ritroso nel tempo, e vedersi riflessi con prospettive diverse in ognuna delle oltre trecento fotografie che fanno da cornice alla nostra debole memoria. Immergersi con i polmoni gonfi in cento anni di ricordi significa infatti salvare le tradizioni di una terra, la Lucchesia, che ha trovato nel lavoro dei campi la sua prima ragione d’essere. La storia del popolo contadino si riassume oggi in una lunga collezione di scatti più o meno recenti: un’oscillazione di chiaroscuri ad effetto, che certamente non avevano la pretesa di essere considerati arte. I tempi però sono cambiati. E con loro anche l’interpretazione visiva ed emotiva. Ciò che ieri è stata una probabile foto ricordo, oggi è un pezzo della nostra storia. Quello che sorprende è l’inconsapevole istinto per la composizione che caratterizza la maggior parte di questi anonimi autori. La suggestione sprigionata dalle immagini esposte – per lo più deteriorate e ingiallite dal tempo – non è solo un’ovvia conseguenza delle pose folcloristiche dei soggetti rappresentati, dei loro atteggiamenti rigidi (come nelle tradizionali foto domenicali, ingessati dal vestito “a festa”) o degli sguardi fissi e sorpresi che puntano allucinati l’obiettivo. Ciò che più incanta è la straordinaria forza espressiva degli scatti “rubati” che ritraggono scene quotidiane del lavoro povero. Impossibile non soffermarsi di fronte alla donna – rigorosamente vestita di scuro – che trasporta neve ghiacciata in un cesto tenuto fermo con una mano sulla testa. Qui, come in altre fotografie, il contrasto cromatico è esasperato. Ma grazie a sfocature non volute e alla serenità naturale dei soggetti – fatto raro – l’immagine acquista significati che superano la memoria delle tradizioni. Certo, le scene cambiano: dalla vita nei campi (da non perdere lo scatto dei contadini attorno alla trebbiatrice sui cui risalta la scritta “vittoria”, con esplicito riferimento alla seconda guerra mondiale in corso) alla religiosità popolare; dall’emigrazione all’artigianato; dai trasporti alle feste paesane. Sono più recenti gli scatti realizzati da Roberto Cerri, Mauro Galeotti, Bruno Mancini e Sebastiano Micheli, che propongono scorci architettonici delle abitazioni di corte. Di sicuro impatto visivo sono i particolari dei muri in pietra, che parlano attraverso l’incastro perfetto di cotani e pìllori (per chi non lo sapesse sono pietre estratte dal letto del fiume Serchio); ma anche le texture delle mandolate, che grazie ai giochi d’ombra sembrano danzare con la luce. Gli attrezzi esposti nella mostra – organizzata dal comune di Lucca in collaborazione con l’associazione “Ponte” –, pur assumendo un ruolo secondario nel contesto espositivo, rappresentano un valore aggiunto. Se non altro per il richiamo olfattivo dei legni vecchi di cent’anni e delle ceneri con cui le donne erano solite lavare i panni lungo gli argini del Serchio. Difficile resistere alla tentazione di affondarci le mani.

Gianluca Testa


Vita contadina nella tradizione lucchese – Attrezzi, immagini e documenti dei secoli XIX e XX”
Fino al 24 marzo 2002
Villa Bottini
via Elisa, 6 – 55100 – Lucca
Aperta tutti i giorni dalle 15,30 alle 18,30
Ingresso libero
Telefono +39 583 48522
Per gruppi e scolaresche, visite guidate su appuntamento anche al mattino


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  • Di quel periodo è l'origine della " biadina ", liquore che i lucchesi bevono gustando pinoli.
    I contadini la bevevano al bar, costava poco perchè composta da rimanenze di liquori, mentre il loro asino mangiava la biada.
    Ora non è certamente formata da rimanenze di liquori, ma è un liquore tipico lucchese.
    L'asino riposando mangiava la "biada", il contadino beveva la "biadina".

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