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“Dunque la collezione Guggenheim è nel Palazzo Strozzi (…) In questi giorni, attorno a quel palazzo, c’è chi urla scandalizzato, e c’è chi gongola compiaciuto”. Era il 1949, quando il Sindaco di Firenze di allora, Piero Bargellini, poneva l’accento sul clamore (e l’importanza) della mostra che per la prima volta portava la collezione Guggenheim in Europa. Oggi, a distanza di 67 anni, si celebra il grande (e gradito) ritorno, nella stessa location di allora: il ‘solito’ Palazzo Strozzi, ormai sede abituale delle mostre di maggior pregio della città. L’occasione è quella dell’esposizione: “Da Kandinsky a Pollock. La grande arte del Guggenheim”, curata da Luca Massimo Barbero, che propone più di 100 capolavori dell’arte europea e americana, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, in un suggestivo confronto tra opere di maestri europei dell’arte moderna come Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray, Pablo Picasso, insieme a grandi dipinti e sculture di alcune delle maggiori personalità dell’arte americana degli anni cinquanta e sessanta come Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Cy Twombly. Accompagnati dagli informali come Alberto Burri, Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana.
Una mostra di spicco che, oggi come allora, riesce a fare notizia, conquistando l’attenzione di pubblico e grandi media. Forse in termini più celebrativi e meno scandalistici rispetto al primo dopoguerra, quando l’arte commissionata e raccolta da Peggy non era ancora del tutto compresa e niente affatto storicizzata. Mentre oggi viene esaltata per l’immenso contributo offerto alla storia dell’arte. Non a caso, in parallelo alla mostra, viene celebrato il grande servizio reso dalla nipote di Salomon, con la proiezione nelle sale cinematografiche del documentario: ‘Peggy Guggenheim: Art Addict’ di Lisa Immordino Vreeland. Per una immersione completa nella collezione più celebre, che trova un’ottima rappresentazione nella nuova mostra fiorentina. I dipinti, le sculture, le incisioni e le fotografie esposte provengono dalle collezioni Guggenheim di New York, Venezia e da altri prestigiosi musei internazionali, offrendo incontri ravvicinati con artisti straordinari e movimenti artistici rivoluzionari.
Dal primo decennio del Novecento, caratterizzato dalle avanguardie storiche, di cui Vasilij Kandinsky padre dell’Astrattismo fu esponente primario, passando per gli anni successivi dove artisti come Jackson Pollock proseguirono il lavoro di ricerca, ben evidente nei suoi dripping, che compirono un vero e proprio sabotaggio delle configurazioni, esasperandone il radicalismo. Proprio come piaceva a Peggy Guggenheim, che si proponeva di diffondere il valore e la comprensione dell’arte contemporanea. La mostra propone un confronto inedito tra Solomon e Peggy, zio e nipote, in un percorso che si snoda tra le più grandi figure della storia dell’arte del XX secolo.
Per Firenze e Palazzo Strozzi, il nuovo appuntamento con l’arte mondiale rappresenta quindi anche un tuffo nella storia, esaltato anche dalle immagini inedite e oggi esposte dell’Archivio Foto Locchi scattate nel corso dell’inaugurazione restituiscono la disposizione delle opere nelle sale insieme all’atmosfera di quella serata.
Pure il ritorno dei nostri giorni, però, ha il suo fascino: grazie alle opere di indubbio valore proposte al pubblico: come la tela monumentale di Kandinsky Curva dominante (1936), che Peggy vendette durante la guerra (una delle “sette tragedie della sua vita di collezionista”); o Il bacio (1927) di Max Ernst, manifesto dell’arte surrealista e immagine copertina della mostra alla Strozzina nel 1949. In un percorso articolato in nove sale, in un continuo crescendo di spunti artistici ed emozioni. Per una collezione ancora capace di stupire.
Alessio Crisanatemi
mostra visitata il 7 maggio
Dal 19 marzo al 24 luglio 2016
Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim
Palazzo Strozzi, Firenze
Orari Tutti i giorni 10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00.
Info: T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org
Parallelismo efficace e resoconto ideale. La mostra in effetti merita. Complimenti