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12
marzo 2010
Alla Strozzina la mostra Gerhard
Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea finalmente fa intravedere l’idea
e la nascita di un ecosistema d’arte contemporanea a Firenze.
Gerhard Richter (Dresda, 1932; vive a Colonia),
gigante solitario
e schivo, sempre fuori dagli schemi, ha dato una lezione pittorica e filosofica
sulla fragilità della descrizione oggettiva del reale.
Il salone principale mostra alcuni
capolavori degli anni ‘60, Porträt Liz Kertelge, Familie Schmidt e il film Volker Bradke (1966), unico video dell’artista,
presentato per la prima volta in Italia. In quest’ultimo, la sfocatura
dell’immagine è graduale e dispiegata, in modo che “tutto diventi ugualmente
importante e ugualmente trascurabile”.
Emoziona il ritratto di Liz
Kertelge, solitario sulla colonna d’entrata, è un olio su tela; ma va guardato
con attenzione, perché a un primo impatto sembra un’immagine fotografica.
Altrettanto spiazzante è la tela della famiglia Schmid, dove la sfocatura dà
una sensazione di lieve sdoppiamento dell’immagine e ne aumenta il fascino.
Sono le caratteristiche del tratto richteriano.
Il percorso espositivo è
strutturato in modo che le opere di Richter racchiudano in una sorta d’immaginario
circuito quelle di altri giovani artisti e le tutelino come un capostipite
tutela la discendenza familiare.
Agli estremi del percorso, le
grandi tele Eule
(1982) e Canaletto
(1990). In esse la matericità della pennellata e la libertà del colore
sottraggono ogni riferimento all’iniziale immagine fotografica. Restano solo squarci
di luce e fendenti di tinte spatolate con pennelli che a tratti unificano e a
tratti incidono la pittura come grandi ferite.
La rete di sale-corridoio che si
dipanano dal salone principale intesse le opere di Lorenzo Banci, che nelle sue ultime produzioni
torna in interni dando alla luce, che filtra da tende e finestre, il compito di
tracciante di forme. Spesso particolari difficili da identificare, ma proprio
sul confine della rappresentazione-astrazione la luce diviene essenza e unico
strumento di scena e memoria. Sulla stratificazione del ricordo lavora anche Scott
Short, il quale
traduce la memoria attraverso molti passaggi mediatici e usa la dissolvenza del
reale come ricerca di flashback rievocativi.
La suggestione continua nella sala
dedicata alle opere di Xie Nanxing: le sue tele di grandi dimensioni riecheggiano la natura;
si intravedono erba, alberi… Ma il tutto diventa altro. Con un lungo
procedimento che parte dalla fotografia e attraversa il video e la pittura,
l’artista cinese imprime sulla tela uno sguardo nostalgico di qualcosa che è
sogno e immaginazione, in cui ognuno trova spazi di proprie memorie.
Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea finalmente fa intravedere l’idea
e la nascita di un ecosistema d’arte contemporanea a Firenze.
Gerhard Richter (Dresda, 1932; vive a Colonia),
gigante solitario
e schivo, sempre fuori dagli schemi, ha dato una lezione pittorica e filosofica
sulla fragilità della descrizione oggettiva del reale.
Il salone principale mostra alcuni
capolavori degli anni ‘60, Porträt Liz Kertelge, Familie Schmidt e il film Volker Bradke (1966), unico video dell’artista,
presentato per la prima volta in Italia. In quest’ultimo, la sfocatura
dell’immagine è graduale e dispiegata, in modo che “tutto diventi ugualmente
importante e ugualmente trascurabile”.
Emoziona il ritratto di Liz
Kertelge, solitario sulla colonna d’entrata, è un olio su tela; ma va guardato
con attenzione, perché a un primo impatto sembra un’immagine fotografica.
Altrettanto spiazzante è la tela della famiglia Schmid, dove la sfocatura dà
una sensazione di lieve sdoppiamento dell’immagine e ne aumenta il fascino.
Sono le caratteristiche del tratto richteriano.
Il percorso espositivo è
strutturato in modo che le opere di Richter racchiudano in una sorta d’immaginario
circuito quelle di altri giovani artisti e le tutelino come un capostipite
tutela la discendenza familiare.
Agli estremi del percorso, le
grandi tele Eule
(1982) e Canaletto
(1990). In esse la matericità della pennellata e la libertà del colore
sottraggono ogni riferimento all’iniziale immagine fotografica. Restano solo squarci
di luce e fendenti di tinte spatolate con pennelli che a tratti unificano e a
tratti incidono la pittura come grandi ferite.
La rete di sale-corridoio che si
dipanano dal salone principale intesse le opere di Lorenzo Banci, che nelle sue ultime produzioni
torna in interni dando alla luce, che filtra da tende e finestre, il compito di
tracciante di forme. Spesso particolari difficili da identificare, ma proprio
sul confine della rappresentazione-astrazione la luce diviene essenza e unico
strumento di scena e memoria. Sulla stratificazione del ricordo lavora anche Scott
Short, il quale
traduce la memoria attraverso molti passaggi mediatici e usa la dissolvenza del
reale come ricerca di flashback rievocativi.
La suggestione continua nella sala
dedicata alle opere di Xie Nanxing: le sue tele di grandi dimensioni riecheggiano la natura;
si intravedono erba, alberi… Ma il tutto diventa altro. Con un lungo
procedimento che parte dalla fotografia e attraversa il video e la pittura,
l’artista cinese imprime sulla tela uno sguardo nostalgico di qualcosa che è
sogno e immaginazione, in cui ognuno trova spazi di proprie memorie.
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dal 19 febbraio al
25 aprile 2010
Gerhard
Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea
a cura di Hubertus
Gassner e Franziska Nori
CCCS – Centro di
Cultura Contemporanea Strozzina – Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi, 1 (zona Palazzo Strozzi) – 50123 Firenze
Orario: da martedì a domenica ore 10-20; giovedì ore 10-23
Ingresso: intero € 5; ridotto € 4; libero il giovedì ore 18-23
Catalogo Mandragora
Info: tel. +39 0552776461; fax +39 0552646560; info@strozzina.it; www.strozzina.it
[exibart]
Anch’io ci sono stato. Un assaggio della mostra nel mio video su youtube a questo link
http://www.youtube.com/watch?v=-vhpIjdoAdA