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11
settembre 2009
fino al 25.IX.2009 Mario Schifano Firenze, Alessandro Bagnai
toscana
Mentre si correva il Tour de France, a cui ha regalato maglie gialle intrise di Pop Art, la downtown del Rinascimento gli ha dedicato l’ennesima mostra. Un percorso fra alberi e case. E la cupa premonizione dell’11 settembre...
Scollinato il passo del 2008, nel decennale dalla sua
scomparsa, e la sua sequela celebrativa, la Galleria Bagnai ripropone Mario
Schifano (Homs,
1934 – Roma, 1998) attraverso diciassette opere per lo più prodotte tra la fine
degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 dal forse più controverso esponente
della Pop Art nostrana. Grandi smalti su tela che occupano, con geometrica naturalezza,
gli spazi lineari e il bianco asettico della location fiorentina.
I canoni sono quelli tipici, il gesto pittorico fissato come
un solco nel terreno, colori pulsanti che fuoriescono – le fin troppo citate
sgocciolature – e incidono, raggrumano fino a rappresentare una creatura
paleozoica: Per dinosauro (1987). E di fronte, quasi a specchiarsi, di sguincio, lo
Smalto su macchina fotografica, un moderno manufatto delle officine Prevost di Milano,
icona di quella compulsione tecnologica e iper-mediatica che Schifano soddisfa,
protetto nel suo studio-abitazione.
A dominare sono il blu e il verde, cupi e lividi in Come
casa, orizzonte
disordinato di oggetti, sedie e domestiche dimore nello smalto su tela del Trasloco. Il bianco torna a regnare nella
serie degli alberi dei primi anni ’90, ma è quello proposto in Geometrico (1984), con i colori che si
abbattono sulla cornice e la inglobano, che più degli altri conferma la
diagnosi secca di Bonito Oliva: “Una pittura limpida e luminosa, tipicamente
mediterranea ci
consegna, a futura memoria, immagini emblematiche di un luogo orizzontale ed
infinito, una geografia senza confini”.
È invece un’inquietudine perentoria, una premonizione
silenziosa, quella che assale di fronte a un quadro del 1991, Colpito a
Morte: una
scheggia di luce, uno schianto afono dieci anni prima dell’11 settembre. Sul
fianco molle di un anonimo contenitore di umanità.
L’ossessione per i nuovi media s’impadronisce della
pittura: volti che si susseguono, primi piani, espressioni diversamente uguali
e, su tutti, lo sguardo vigile della Grande televisione (1995). Dalle escursioni nei
linguaggi multimediali, e siamo ancora negli anni ‘80, la rappresentazione del
movimento, la rapida ed elegante rotazione di un Ballerino rosso, russo (1982).
Non era agevole – di fronte a un artista dalla produzione
copiosa, prolifico e scontroso – disegnare un percorso alternativo, far fuori
le serie che più frequentemente sono state associate a Andy Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, quelli che Mario Schifano non
aveva remore a denunciare come un circolo artistico, ma anche affaristico. Da
cui non poteva non sentirsi altro, per uno che nella vita doveva provare anche
il carcere e il manicomio.
La galleria di Via Salutati perviene a esiti apprezzabili
grazie a un allestimento che esalta i lavori selezionati. E impone al
visitatore una lettura meno immediata e convenzionale del lavoro di Mario
Schifano.
scomparsa, e la sua sequela celebrativa, la Galleria Bagnai ripropone Mario
Schifano (Homs,
1934 – Roma, 1998) attraverso diciassette opere per lo più prodotte tra la fine
degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 dal forse più controverso esponente
della Pop Art nostrana. Grandi smalti su tela che occupano, con geometrica naturalezza,
gli spazi lineari e il bianco asettico della location fiorentina.
I canoni sono quelli tipici, il gesto pittorico fissato come
un solco nel terreno, colori pulsanti che fuoriescono – le fin troppo citate
sgocciolature – e incidono, raggrumano fino a rappresentare una creatura
paleozoica: Per dinosauro (1987). E di fronte, quasi a specchiarsi, di sguincio, lo
Smalto su macchina fotografica, un moderno manufatto delle officine Prevost di Milano,
icona di quella compulsione tecnologica e iper-mediatica che Schifano soddisfa,
protetto nel suo studio-abitazione.
A dominare sono il blu e il verde, cupi e lividi in Come
casa, orizzonte
disordinato di oggetti, sedie e domestiche dimore nello smalto su tela del Trasloco. Il bianco torna a regnare nella
serie degli alberi dei primi anni ’90, ma è quello proposto in Geometrico (1984), con i colori che si
abbattono sulla cornice e la inglobano, che più degli altri conferma la
diagnosi secca di Bonito Oliva: “Una pittura limpida e luminosa, tipicamente
mediterranea ci
consegna, a futura memoria, immagini emblematiche di un luogo orizzontale ed
infinito, una geografia senza confini”.
È invece un’inquietudine perentoria, una premonizione
silenziosa, quella che assale di fronte a un quadro del 1991, Colpito a
Morte: una
scheggia di luce, uno schianto afono dieci anni prima dell’11 settembre. Sul
fianco molle di un anonimo contenitore di umanità.
L’ossessione per i nuovi media s’impadronisce della
pittura: volti che si susseguono, primi piani, espressioni diversamente uguali
e, su tutti, lo sguardo vigile della Grande televisione (1995). Dalle escursioni nei
linguaggi multimediali, e siamo ancora negli anni ‘80, la rappresentazione del
movimento, la rapida ed elegante rotazione di un Ballerino rosso, russo (1982).
Non era agevole – di fronte a un artista dalla produzione
copiosa, prolifico e scontroso – disegnare un percorso alternativo, far fuori
le serie che più frequentemente sono state associate a Andy Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, quelli che Mario Schifano non
aveva remore a denunciare come un circolo artistico, ma anche affaristico. Da
cui non poteva non sentirsi altro, per uno che nella vita doveva provare anche
il carcere e il manicomio.
La galleria di Via Salutati perviene a esiti apprezzabili
grazie a un allestimento che esalta i lavori selezionati. E impone al
visitatore una lettura meno immediata e convenzionale del lavoro di Mario
Schifano.
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– Alberi case figure e dinosauro
Galleria
Alessandro Bagnai
Via Salutati,
4/r (zona piazza Gavinana) – 50126 Firenze
Orario: da
lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-19; sabato su appuntamento
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0556802066; fax +39 0556814190; www.galleriabagnai.it; galleriabagnai@tin.it
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