Categorie: toscana

Fino al 25.IX.2016 | … ma l’amor mio non muore | Casa Museo Ivan Bruschi, Arezzo

di - 1 Settembre 2016
Arezzo è ab antiquo città fiera, orgogliosa e ricca di splendide testimonianze come la pieve di Santa Maria Assunta il cui alto Campanile dalle cento buche (per le bifore, dieci per ogni lato disposte su cinque ordini sovrapposti) pare vigilare attento sia sulla sua maestosa pieve, sia sulla dirimpettaia Casa Museo Bruschi, antica e nobile dimora che nel Medioevo era Palazzo del Capitano del Popolo e passata più volte di proprietà (fungendo anche per un certo periodo da sede della Zecca) giunge fino a Ivan Bruschi (Arezzo 1920 – 1996) il quale la ristruttura dopo i gravi danni causati dal secondo conflitto mondiale e la abita. Ultimo dei sei figli di Pietro (mercante di mobili antichi), Ivan durante l’Università a Firenze conosce e frequenta Roberto Longhi e, dopo la scomparsa dei genitori, torna a vivere con la sorella nella città natale dove sboccia la sua abile ed eclettica competenza di antiquario e costruisce la sua collezione dagli anni ’60 del ‘900 acquistando precedenti nuclei collezionistici e singole opere sul mercato antiquario anche lontano da Arezzo.
La casa restaurata diviene luogo di affetti e salotto della Fiera Antiquaria trasformandosi pian piano nell’attuale Casa Museo depositaria non solo delle sue fortune con più di 10.000 pezzi, ma anche delle attività connesse alla salvaguardia dell’Oggetto Antico. Dopo la scomparsa di Bruschi, è istituita la Fondazione Ivan Bruschi che raccogliendo l’eredità del grande aretino si prefigge di diffondere l’amore per l’arte e per la cultura antiquaria.
Palpita ancora nelle antiche stanze tra opere d’arte e oggetti d’antiquariato – ospitati nella sezione archeologica (Preistoria, Egitto e Antichità Classiche) e in quelle dedicate a monete, gioielli, ceramiche medievali e moderne, sculture, metalli e argenti, avori, bronzetti, dipinti, porcellane, mobili, vetri, tessuti e costumi, armi, libri e oggetti d’uso e attrezzi da lavoro oltre a raccolte di provenienza extraeuropea – l’animo innamorato del collezionista che accarezza con gli occhi, sceglie e deliba trasmettendo ad altri le proprie emozioni: un “luogo delle meraviglie”.

Con questo spirito e nell’ottica di una ‘poetica’ e amabile accoglienza la Fondazione Ivan Bruschi ha avviato il progetto Xenia, il rituale dell’ospitalità, ciclo di mostre, curate dalla studiosa Rita Selvaggio, attraverso cui la Casa Museo ospita autorevoli collezioni di arte contemporanea.
La prima esposizione del ciclo accoglie con raffinata eleganza opere della collezione Alloggia di Ettore (Roma 1956) e consorte. Ettore – portato dal destino a dovere arredare la sua nuova casa dalle numerose pareti bianche e a rivolgersi a un architetto (legato anche al mondo artistico: conoscenza professionale divenuta poi sodalizio) che l’ha messo in relazione con il vasto, vario e variegato ambiente dell’arte contemporanea – ha iniziato una collezione che partendo dal Futurismo è arrivata ai nostri giorni ed è ancora in fieri. Guidato da buon gusto e soprattutto dall’emozione sfaccettata in innamoramenti, passioni e fedeltà poi integrata – in virtù dei consigli della gallerista romana Anna D’Ascanio – dalla conoscenza e osservazione in diretta dei singoli giovani artisti finisce con il sostenere la produzione più recente scoprendo un mondo affascinante e nuovi amici con cui andare alla ricerca di “innamoramenti”.
Tutto passa a questo mondo … ma l’amor mio non muore: opera del collettivo francese Claire Fontaine le cui icastiche parole, stilate con il neon, dalle numerosissime allusioni danno il titolo alla mostra e accolgono il visitatore tra numerosi frammenti archeologici, epigrafici e scultorei con un messaggio di speranza. Attraverso tre piani l’esposizione consente di scoprire tra tesori antichi veri gioielli come la rasserenante JD and Elliot (2015) in marmo e hula hoop del simpatico Gabriele De Santis, artista entusiasta della propria attività e tra i prediletti dei coniugi Alloggia, stimolando il piacere di identificare gli “ospiti” (volendo ci si può fare aiutare dalle visite guidate: info tel. 0575 354126) facilmente riconoscibili quando hanno le proporzioni di Interno metafisico (2010), un delizioso teatrino di Philip Wiegard ispiratosi a de Chirico. Da non perdere le installazioni poste sul panoramico terrazzo più suggestive di sera in quanto illuminate: un’occasione da godere come ospiti curiosi.
Wanda Castelnuovo
mostra visitata il 15 luglio
Dall’11 giugno al 25 settembre 2016
… ma l’amor mio non muore
Casa Museo Ivan Bruschi
Corso Italia, 14, Arezzo
Orari: 10.00-18.00 da martedì a domenica
Info: tel. +39 (0)575 354126, www.fondazioneivanbruschi.it

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