Filippino, come si sa, nacque (nel 1457) e fu allevato nella Terra di Prato per la quale, negli ultimi anni di vita, continua a provare amore e devozione. Lo attesta la vicenda della Pala dell’Udienza, il capolavoro intorno al quale si svolgono i percorsi tematici della mostra allestita presso le Antiche stanze. Commissionata nel 1502 dagli “Otto Difensori” (il massimo organo politico cittadino), la tavola viene eseguita per trenta fiorini e consegnata, trasporto a spese dell’artista, un anno prima della sua morte.
La mostra si sviluppa come una narrazione che parte dalla presenza a Prato di Fra Filippo e della sua bottega. Qui il vaglio critico ha fatto emergere l’incidenza di Fra Diamante, primo erede delle commissioni di Filippo, assistito da Filippino (la collaborazione è certa per almeno un’opera, la predella in mostra dove sono individuate alcune figure di certa mano del giovane Lippi). Di padre in figlio, passando per l’inevitabile influenza di Sandro Botticelli (allievo del primo, mentore del secondo), si perviene alla maturità –e alla fama- di Filippino, alla configurazione della sua personale cifra stilistica e alla ricaduta di influenze, più o meno dirette, sul territorio.
In questo ambito la critica ha individuato il profilo di Tommaso di Pietro Trombetto, figura emblematica del mondo “in tono minore” che animava la vita artistica della provincia tra il XV e il XVI secolo. Un artista-artigiano volenteroso e minuzioso, come dimostrano le opere esposte: dalla copia dell’Annunciazione di Filippo e Fra Diamante, alle altre tavole, non meno gradevoli e convenzionali, chiaramente determinate dalla conoscenza di Filippino. Non provvisto di genio o di particolare talento, questo è certo, ma attento osservatore di quanto avviene intorno, Tommaso incarna il gusto arcaicizzante e un po’ beghino che ispirava le committenze pratesi (non particolarmente generose, a quanto pare, visto che per vivere il pittore si cimentava anche nei mestieri di “trombetto” e di ceraiolo). Attorno a lui emergono altre figure la cui esistenza è tramandata, spesso, da un numero esiguo di opere come Girolamo Ristori o Benedetto di Parigi.
La mostra ha il merito di restituire uno spaccato del mondo artistico e sociale che molto ha da dire sul gusto diffuso e sulla ramificazione dai grandi centri verso la provincia. Rinvenendo Filippino presso i pittori locali si ricostruisce un’importante tappa della diffusione della sua fortuna.
Dalle Antiche Stanze partono anche i suggerimenti per andare sulle tracce di Filippino presenti sul territorio: dal Tabernacolo del Mercatale (esposto al Museo di Pittura Murale) all’affresco della Villa Medicea di Poggio a Caiano, passando, ancora una volta per le testimonianze dei minori e della bottega di Filippino.
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