Giovanissimo, da poco conclusi gli studi a Milano alla Naba, dove ha seguito un corso di Stefano Boccalini, l’artista coreano
Hyo June Lee (Seul, 1984; vive a Milano) descrive nelle tre bianchissime stanze espositive di Uscita Pistoia la sua meditazione sulla violenza e sulla precaria condizione esistenziale dell’uomo, teso come una corda tra forze discordanti, creative e distruttive.
Dopo giorni d’isolamento, com’è prassi per Uscita Pistoia (lo spazio espositivo e laboratorio artistico fondato da Giuseppe Alleruzzo nel 2003, che fece della sua abitazione-studio una sorta di casa per artisti), il coreano espone installazioni a base di carta bruciata dove l’elemento del fuoco è indagato nel suo potere divorante di forma-non forma, che annulla la consistenza stessa della materia di cui è composto l’annesso spazio-temporale per emergere all’esistenza.
Si può controllare il fuoco, elemento base di vita e morte, frutto di conoscenza, come ricorda il mito del Prometeo? Si può dominare quello straordinario mezzo d’evoluzione e involuzione, che incenerisce ogni certezza, interrogando l’uomo nel suo agire intermedio fra creatore e creatura, egli stesso artefice e opera al bivio tra costruzione e distruzione? La risposta parrebbe negativa: non a caso, il titolo, fortemente connotato, è
Suicidal Victory.
Autore di opere, esposte a Milano, in cui l’arma ipermoderna per eccellenza – la pistola – ossessiona l’osservatore, Lee interpreta quel disagio giovanile e tutto contemporaneo di sentire il mondo a un passo dalla fine a causa del logoramento della forza e della volontà creativa, e per il dilagare della violenza. Il coreano comprime il vitale in un movimento di morte, come se non fosse necessaria la distruzione dell’uovo per la nascita del pulcino.
La forza che “trans-forma” è la distruzione, dunque un atto violento: per Lee, ciò significa che la violenza è destinata a propagarsi e ad abbondare. Ma non si lamentava già Socrate dei tempi moderni e dei giovani, sentendosi a un passo dalla fine?
Visualizza commenti
oddio, questo spazio sviluppa la quinta essenza dell'artigianato contemporaneo dell'arte...guardate anche il sito. Forse però c'è una coerenza a professionalità invidiabili.