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08
giugno 2010
fino al 25.VII.2010 Arte dalle fondazioni bancarie Pistoia, Palazzo Fabroni
toscana
Un'insenatura e un entroterra. Luoghi distanti che s'incontrano nel punto comune dell'arte: da dipinti, vetri e fotografie emergono una proposta del novecento pistoiese e un insolito ritratto della Biennale...
Città molto diverse le cui fondazioni bancarie, per
successione di casualità, scelgono di esporre congiuntamente le raccolte d’arte
di appartenenza: così nei due piani di Palazzo Fabroni trova ospitalità la
combinazione delle collezioni pistoiese e veneziana.
Da decenni Pistoia pratica un’operazione che, secondo le
parole della stessa curatrice Lara-Vinca Masini, detiene caratteri di assoluta
eccezionalità. Difficilmente infatti si troverà nel panorama italiano un’altra
provincia che abbia acquistato e conservato tante opere con l’obiettivo,
preciso, di promuovere il meglio dell’arte locale.
Allo stato attuale il risultato è una selezione pittorica
a tal punto varia – nella dinamica di ispirazioni, riferimenti e omissioni
interni ai dipinti – da divenire esemplificativa di processi ben più ampi. Nel
passaggio tra le sale si scoprono i primi segnali avanguardisti degli inquieti
quanto ricettivi Andrea Lippi e Mario Nannini, entrambi scomparsi giovanissimi, quindi i contributi
essenziali di Galileo Chini, Antonio Michelucci, Marino Marini, Agenore Fabbri, Mario Nigro, per arrivare, scorrendo
generazioni appartenenti a decadi successive – mentre nel contesto
internazionale si producevano fenomeni quali l’astrazione, il ritorno
all’ordine, la pop art – al presente di Federico Gori e Zoè Gruni.
A questo si aggiungono i numerosi interventi site specific
distribuiti sul territorio, con particolare riferimento al recente padiglione
cittadino di emodialisi (per la cui formazione, perseguendo un’innovativa idea
di arte “terapeutica”, hanno partecipato personalità del calibro di Sol
LeWitt, Daniel
Buren, Hidetoshi
Nagasawa, Robert
Morris, Claudio
Parmiggiani).
Tramite un intenso lavoro di ricerca e un allestimento
armonioso, la curatrice è riuscita a mettere bene in evidenza il senso della
raccolta, ovvero il legame proficuo tra una salda identità territoriale e un
aprirsi costante alle novità artistiche europee; il quadro particolare di Pietro
Bugiani, Madonna col manto rosso, sintesi sorprendente tra
atmosfera rinascimentale e stesura cromatica post-impressionista, si dà come
emblema dell’intera dinamica.
Il prossimo compito della Fondazione, già nelle
intenzioni, sarà di trovare una sede stabile e consona per l’importante,
inedita collezione.
La raccolta veneziana invece s’incentra su nomi di
provenienza nazionale, poiché il suo fine è di dare una testimonianza generale
della celebre Biennale, dalla fondazione nel 1895 a oggi. Dipinti, vetri e
fotografie si alternano nella rappresentazione dell’evento protagonista: la
lunga genesi che ha trasformato la scena artistica lagunare da appendice di
maniere accademiche – non a caso risale al 1908 la nascita della più “libera”
Fondazione Bevilacqua La Masa – a centro mondiale di sperimentazione e
confronto.
Più che estetico, il valore della raccolta presentata da
Enzo di Martino è di tipo storico, corrispondendo alla capacità evocativa di
condensare al presente un secolo colmo – in arte e quindi nella società
complessivamente – di scoperte, perdite, provocazioni e conquiste.
successione di casualità, scelgono di esporre congiuntamente le raccolte d’arte
di appartenenza: così nei due piani di Palazzo Fabroni trova ospitalità la
combinazione delle collezioni pistoiese e veneziana.
Da decenni Pistoia pratica un’operazione che, secondo le
parole della stessa curatrice Lara-Vinca Masini, detiene caratteri di assoluta
eccezionalità. Difficilmente infatti si troverà nel panorama italiano un’altra
provincia che abbia acquistato e conservato tante opere con l’obiettivo,
preciso, di promuovere il meglio dell’arte locale.
Allo stato attuale il risultato è una selezione pittorica
a tal punto varia – nella dinamica di ispirazioni, riferimenti e omissioni
interni ai dipinti – da divenire esemplificativa di processi ben più ampi. Nel
passaggio tra le sale si scoprono i primi segnali avanguardisti degli inquieti
quanto ricettivi Andrea Lippi e Mario Nannini, entrambi scomparsi giovanissimi, quindi i contributi
essenziali di Galileo Chini, Antonio Michelucci, Marino Marini, Agenore Fabbri, Mario Nigro, per arrivare, scorrendo
generazioni appartenenti a decadi successive – mentre nel contesto
internazionale si producevano fenomeni quali l’astrazione, il ritorno
all’ordine, la pop art – al presente di Federico Gori e Zoè Gruni.
A questo si aggiungono i numerosi interventi site specific
distribuiti sul territorio, con particolare riferimento al recente padiglione
cittadino di emodialisi (per la cui formazione, perseguendo un’innovativa idea
di arte “terapeutica”, hanno partecipato personalità del calibro di Sol
LeWitt, Daniel
Buren, Hidetoshi
Nagasawa, Robert
Morris, Claudio
Parmiggiani).
Tramite un intenso lavoro di ricerca e un allestimento
armonioso, la curatrice è riuscita a mettere bene in evidenza il senso della
raccolta, ovvero il legame proficuo tra una salda identità territoriale e un
aprirsi costante alle novità artistiche europee; il quadro particolare di Pietro
Bugiani, Madonna col manto rosso, sintesi sorprendente tra
atmosfera rinascimentale e stesura cromatica post-impressionista, si dà come
emblema dell’intera dinamica.
Il prossimo compito della Fondazione, già nelle
intenzioni, sarà di trovare una sede stabile e consona per l’importante,
inedita collezione.
La raccolta veneziana invece s’incentra su nomi di
provenienza nazionale, poiché il suo fine è di dare una testimonianza generale
della celebre Biennale, dalla fondazione nel 1895 a oggi. Dipinti, vetri e
fotografie si alternano nella rappresentazione dell’evento protagonista: la
lunga genesi che ha trasformato la scena artistica lagunare da appendice di
maniere accademiche – non a caso risale al 1908 la nascita della più “libera”
Fondazione Bevilacqua La Masa – a centro mondiale di sperimentazione e
confronto.
Più che estetico, il valore della raccolta presentata da
Enzo di Martino è di tipo storico, corrispondendo alla capacità evocativa di
condensare al presente un secolo colmo – in arte e quindi nella società
complessivamente – di scoperte, perdite, provocazioni e conquiste.
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Pistoia
a cura di Lara-Vinca Masini
Catalogo Gli Ori
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Secolo della Biennale
a cura di Enzo di Martino
Catalogo Allemandi
Palazzo Fabroni Arti Visive
Contemporanee
Via Sant’Andrea, 18 – 51100 Pistoia
Orario: da martedì a domenica ore
10-18
Ingresso: intero € 5; ridotto € 3
Info: tel. +39 0573371214 / +39
0573371817; fabroni.artivisive@comune.pistoia.it
[exibart]