Tutto nasce dall’amicizia di Alberto Burri con Giuliano Gori e con Aurelio Amendola e dalla consuetudine e dalla frequentazione che egli aveva instaurato con la città toscana.
Pistoia, infatti, in occasione del centenario della sua nascita, grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, rende omaggio al Maestro proponendo una singolare mostra dove sono esposte una decina di opere e molte fotografie che, per vari aspetti, disvelano un “Burri privato”, quasi sconosciuto al grande pubblico. “Privato” perché le opere della collezione Gori non sono facilmente visibili, “privato” perché le fotografie di Amendola mettono in luce gli aspetti più reconditi e nascosti della sua attività di artista, “privato” perché molte sono le fotografie che ritraggono Burri e i suoi amici nel loro quotidiano, nel loro “stare insieme”.
La mostra per certi aspetti racconta la storia di questo sodalizio, durato oltre un trentennio, attraverso eventi, aneddoti e testimonianze che “gli amici” con la complicità di Bruno Corà hanno reso pubblici.
È doveroso sottolineare che l’esposizione e dunque, “questa storia” si avvale anche di un altro protagonista eccellente che aleggia tra le sale del cinquecentesco palazzo Sozzifanti, progettato da Bernardo Buontalenti, Marino Marini del quale è esposto Il Grido del 1962. Burri, infatti, stando alle testimonianze dirette di Gori e Amendola fu un grande estimatore dell’artista pistoiese e lo considerava il più grande scultore del Novecento italiano. Quando nel 1980 Burri fu invitato dal Comune di Firenze a esporre al Forte di Belvedere, luogo simbolo delle grandi mostre fiorentine che nel 1972 aveva accolto Henry Moore, Burri si rifiutò categoricamente poiché non aveva accettato che in quel tempio dell’arte avessero chiamato Moore e non Marino. Burri, infatti, espose a Orsanmichele e a Marino non fu mai fatta una mostra al Forte!
Aurelio Amendola nel corso della sua lunga carriera ha avuto più volte il raro privilegio di accedere nello studio di Burri con la macchina fotografica e di immortalarlo mentre l’artista eseguiva le “combustioni”; lo ha ritratto in foto “ufficiali”, ne ha documentato l’attività di pittore sia nello studio che nelle esposizioni.
Giuliano Gori, dal canto suo, si è più volte adoperato affinché le opere di Burri potessero essere esposte – è lui che ha fatto da tramite per la mostra fiorentina di Orsanmichele – e ammirate. Grande Ferro Celle del 1986, la maestosa scultura tentacolare posta sulla via Montalese all’ingresso di Villa Celle – sede della collezione Gori – fu donata da Burri al Comune e alla Provincia di Pistoia grazie all’intercessione di Gori, il quale in qualche modo ne è rimasto “garante”. L’opera infatti è strettamente connessa con la collezione Gori tanto che è divenuta anche il simbolo, il logo, della Fattoria di Celle.
Per motivi logistici Grande Ferro Celle compare in mostra solo attraverso una serie di foto di Amendola, ma questo è l’unico periodo non documentato “dal vero” dell’attività di Burri. Infatti, salvo un Sacco del 1952 proveniente dalla Fondazione Albizzini – collezione Burri di Città di Castello, attraverso le opere della collezione Gori è possibile avere un excursus completo della produzione del Maestro: le combustioni, i neri, le muffe, i legni, le plastiche, i cretti, i cellotex…
Degni di nota Grande Legno M., del 1958, un’opera di grandi dimensioni nella quale le vibranti venature del legno della superficie sono interrotte qua e là dalle ustioni annerite dal fuoco, Bianco Plastica 2, composta e perfettamente armonica nella sua drammaticità e Bianco Cretto del 1971 notevole esempio di superficie materica frantumata.
Enrica Ravenni
Mostra visitata l’8 maggio
Dal 9 maggio al 26 luglio 2015
Burri e Pistoia. La collezione Gori e le fotografie di Amendola
Palazzo Sozzifanti,
ingresso Vicolo dei Pedoni, 1, Pistoia
Orario: Martedì-Venerdì dalle 14.30 alle 19.30; Sabato e Domenica dalle 10 alle 18
Info: +39 0573 974226 (Lunedì – Venerdì dalle 8.30 alle 13.30) www.mostrefondazionecrpt.it