Forte Belvedere, dopo cinque anni di restauri, riprende energicamente il dialogo con l’arte contemporanea inaugurato nel 1972, con un piano triennale firmato da Achille Bonito Oliva e Sergio Risaliti, scandito in tre tappe: Orizzonti, Infiniti e Tradimenti.
Forte S. Giorgio, ribattezzato Belvedere per la sua posizione privilegiata, diventerà un osservatorio da cui il panorama della città ed i segni che il tempo vi ha inciso, verranno rimessi in discussione, in un chiasmo di sguardi, nel moltiplicarsi degli occhi operato dai diversi artisti internazionali che esporranno nel giardino antistante il forte. Nella città culla della prospettiva, si insinua così l’interrogativo panofskiano: si tratta forse, anche questa volta, di una forma simbolica? Nel dubbio il gioco delle metamorfosi è aperto.
Anish Kapoor occupa, con una scultura monumentale in marmo nero e inedita, il suo spazio nel giardino, prima ‘pietra’ di un work in
Sono invece vere e proprie schegge d’occidente ad essere esposte all’interno della palazzina: un secolo di fotografia americana, dalla depressione dei Trenta agli scatti, inediti in Europa, di Andres Serrano realizzati all’indomani del crollo delle Twin Towers. Il Secolo Americano, dunque, l’era post – depressione di Dorothea Lange e di Weegee, le icone dei Cinquanta di Robert Frank, i ’60 e ’70 di Garry Winogrand, gli ‘ 80 e l’Aids negli scatti di Nan Goldin, la cultura giovanile di oggi ritratta da Lauren Greenfield, infine le sperimentazioni di Jack Pierson e William Eggleston.
Per la prima volta anche la settima arte sarà legata all’evento espositivo: in un’arena attrezzata all’interno del forte si alterneranno i grandi classici dell’immagine – tempo cinematografica, da Resnais a Kitano, da Fellini a Sokurov, non manca una retrospettiva tutta americana da Furore alle Gangs di Scorsese e un incontro settimanale (il lunedì) dedicata
Una sfida importante per una città che rischia di diventare museo a cielo aperto, pura erudizione monumentaria, ma che può ritrovare nel confronto con il suo territorio e il futuro, orizzonti che si sperano creati e non soltanto conservati.
giovanna gioli
Abbiamo incontrato sullo sfondo dei cantieri per l’allestimento al Forte Achille Bonito Oliva . In lontanaza, sui bastioni, minuscoli operai lavorano alle colossali installazioni. Sembra di contemplare uno scenario da antico Egitto.
Anche a Firenze, come a Napoli, decolla un progetto pluriennale per l’arte contemporanea, ideato e curato da Achille Bonito Oliva. Un progetto che coinvolge il territorio, attraverso il tempo . Qauli sono
Al punto in cui sono arrivato, nel mio lavoro, mi sono posto alcune domande sulla destinazione dell’arte contemporanea. è solo una forma decorativa? Un tatuaggio sulla pelle della realtà? O può svolgere delle incursioni radicali. In questo momento, di crisi su pìù fronti, l’arte può attuare un progetto “dolce”: produrre delle testimonianze di resistenza morale attraverso un linguaggio che formalizza l’incursione dell’immaginario dell’artista nell’equilibrio della comunicazione. Dunque al centro del mio lavoro ci sono i binomi di arte e comunicazione, arte e committenza pubblica, e ancora il lavoro sul territorio come nel mio progetto di Napoli, e nel progetto di Padula.
Firenze è la culla della cultura figurativa dell’occidente. Approdare al Forte Belvedere con un mio progetto è come affacciarsi alla storia e decretare un sistema di idee e prospettive dell’arte ormai in fase di elaborazione da decenni. Altrove ho già sentito la forza di questo tipo di innesto: arte e artisti di oggi in cornici sorprendenti per maestosità ed equilibrio formale.
La possibilità di lavorare in questo modo sul territorio è indicativo di un camabiamento avvenuto nelle inclinazioni dei gestori degli enti pubblici.
Io credo che i gestori, dopo l’euforia e l’isteria dell’effimero – atteggiamento che incide ancora oggi quando i creatori di moda vengono considerati artisti – abbiano sviluppato un nuovo senso di responsabilità e il desiderio di progettare e lavorare nel tempo.
Il titolo della mostra 2003 è Orizzonti: quelli percepibili con lo sguardo, riassumibili in un’accezione temporale o cos’altro?
Sono gli orizzonti del tempo e dello spazio, in tutte le possibili declinazioni. Quelli fisici, in cui si inseriscono le opere delle terrazze e dei bastioni, quelli con i quali si confrontano, dell’arte e della storia, del mito. Quelli verso cui tendono: riflettere la
Poi ci sono gli orizzonti abbreviati delimitati dall’obiettivo di un apparecchio fotografico e compresi nelle poche frazioni di secondo che lasciano la luce passare attrverso l’otturatore. La mostra fotografica all’interno della Palazzina racchiude, in pochi secondi, un secolo di storia, quella di un altro continente.
Come si valuterà il successo dell’iniziativa? Quantità di pubblico? Qualità del pubblico?
Io non condivido chi vorrebbe vedere primeggiare la dittatura dello spettatore. Io trovo demagogico parlare di dittatura dello spettatore; è una dittatura proletaria e perciò inesistente. È un atteggiamento che può funzionare negli USA, con la Pop Art, dove l’artista si immedesima nel consumatore. Il rischio è la morte del pubblico, la deriva della folla solitaria. Il pubblico deve rimanere tale. Fruire il progetto, condividerlo e portarlo fuori da qui, inserendolo in una modulazione della
Io sono abituato al successo, partendo dal fatto che creo io le sorprese e non confermo quello che il pubblico sa già.
Questa mostra suggella il suo sodalizio professionale con Sergio Risaliti. Com’è stato lavorare con il giovane curatore pratese?
Risaliti è l’uomo che apprezzo di più tra i giovani curatori. Uno dei pochi che sfugga alla schiera dei Filippini della critica. Ha una scrittura critica limpida e opportunamente espositiva. Sono soddisfatto di questa collaborazione che ci vedrà affiancati come curatori delle singole mostre al Forte Belvedere per i prossimi tre anni.
intervista a cura di pietro gaglianò e massimiliano tonelli
La personale di Irene Fenara, tra i vincitori del 63° Premio Termoli, rende tangibili i filmati delle videocamere di sorveglianza…
L’artista e terapista Ahmed Muhanna ha avviato una campagna di raccolta fondi, per realizzare dei laboratori d'arte dedicati ai bambini…
Eleonor, Adriana Luperto, Luciano Sozio, Antonella Zito.
Tobias Zielony rilegge le iconiche architetture di Aldo Loris Rossi a Napoli e le trasfigura in paesaggi dalle atmosfere lunari:…
Una rassegna di alcuni lotti significativi dell'anno appena volto al termine, tra grandi maestri e artisti emergenti. Ecco le cromie…
Nella storica architettura del Torrione Passari di Molfetta, una mostra di Saverio Todaro: in esposizione, opere che riflettono sul senso…