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fino al 27.VII.2003 Folon a Lucca Lucca, Palazzo Ducale
toscana
E’ come sbirciare tra le pagine di un diario segreto. E’ come leggere una poesia di Neruda. E’ come visitare un’atelier, il suo atelier. A mettersi a nudo è Jean Michel Folon. I voyeur siamo noi. E tra acquerelli, sculture e illustrazioni, Folon chiede scusa a Beato Angelico…
La città, come una musa, ispira Jean Michel Folon . Lo libera da paure e inibizioni. Tanto da convincerlo a spogliarsi di tutto. “Folon a Lucca”. L’annuncio è quasi un trionfo. Il suo nome è legato stretto a quello della città. “La stessa in cui sono arrivato giovanissimo, in l’autostop” ci racconta. “E qui ho trovato un mondo di pace, che mi sta nel cuore. Per la poesia che si respira, per i giardini nascosti, appena intravisti da fessure di porte socchiuse…”. Questa è la sua Lucca. Una città ideale, secondo Folon. “E’ il posto più bello dove abbia mai esposto” spiega ancora.
Non ha mai nascosto questo suo amore per Lucca, nato quand’era appena ventenne. E ha trovato il modo per ringraziarla. Con un centinaio di opere, per lo più prestate dal suo studio. Molte di queste non sono mai state esposte prima (come il manifesto per la Bohème, ad esempio; o La Colomba della pace e La Colomba della morte ). E in mezzo a tutti quei dipinti, in mezzo agli oggetti, c’è la poesia. L’allestimento è perfetto, quasi maniacale. Folon l’ha curato personalmente. Ogni luce, ogni ombra. E ad accompagnarci c’è una musica soave, che ricorda la morbidezza delle nuove. O il volo degli angeli. Appunto, gli angeli. E’ un Arcangelo blu dalle ali colorate ad annunciare l’arrivo di Folon. Un acquarello dolce, leggero. Un’opera sentita. Con una citazione esplicita a Beato Angelico. “E’ stato lui il primo a dare colore sulle ali degli angeli” spiega Folon. “Quindi desidero chiedergli scusa per questo plagio. Caro Beato Angelico” prosegue rivolgendosi a lui “sei sicuramente più bravo di me…”. Così come l’Arcangelo, anche altri acquerelli trasmettono un senso di pace. E d’inquietudine, anche. Una serenità raggiunta a stento.
Ricorre con ossessione il tema del viaggio. Navi che proseguono la linea d’orizzonte, navi come unico oggetto della composizione. Un viaggio verso il niente, un passaggio verso il porto che non c’è. E mai una burrasca, mai un mare in tempesta. Mai si rompe l’equilibrio della poesia, dolce e inquieta. Ma più di ogni cosa meraviglia l’uso del colore. Acquerelli dosati con sapienza, che danno vita a sfumature impossibili. In molte opere adotta il collage, una scelta più sintattica che estetica. Un brandello di cartone, un pezzo di latta, una lettera strappata. “Lavoro partendo dalle cose quotidiane, le stesse che la gente non utilizza più” apostrofa l’artista. “Nelle cose a cui siamo abituati cerco la bellezza quotidiana”. E così Folon trasforma semplici oggetti in maschere o figure mitologiche. E se le incisioni riprendono il tema della fiaba, i piccoli totem sono di chiara ispirazione indiana. Così diversi tra loro. Le scultura – di origine surrealista, alla Magritte – oltre che lungo l’ingresso della mostra, sono state inserite nella Galleria degli Ammannati, dove è stato allestito un giardino all’italiana dominato da una fontana, segno di pace. Sopra la fontana una Pantera, simbolo di Lucca. Opera che Folon ha già deciso di regalare alla città.
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mostra visitata il 12 maggio 2003
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Lucca, Palazzo Ducale
piazza Napoleone
Fino al 22 giugno 2003
Orario: mer_lun 10_12,30/15_19,30 (chiusa il mercoledì)
Catalogo in mostra (24 euro) a cura di Jean Michel Folon, Massimo Marsili, Alessandra Trabucchi
Ingresso libero
Informazioni: ufficio cultura della Provincia di Lucca, tel. 0583 417218
Progetto espositivo: Jean Michel Folon
Realizzazione allestimento: Architetti Velia Bartoli e Vittorio Maschietto
Coordinamento generale: Alessandra Trabucchi
[exibart]
…grazie maestro..poeta & maniaco del tuo elemento…vorrei fare un tuffo a lucca..