Le sorprese di frutta e fiori nella mostra degli Uffizi scandiscono lo sviluppo e la fortuna dei quadri di ‘natura morta’, o natura inanimata, secondo un itinerario cronologico e tematico – geografico.
Si inizia con Gentile da Fabriano, che nel descrivere il Miracolo del vino avvelenato di San Benedetto indugia sulla tavola imbandita dei monaci, rivelando interesse per gli oggetti d’uso domestico e quotidiano. Seguono a distanza di oltre un secolo gli acquerelli di Jacopo Ligozzi, che si dedicò tra i primi all’illustrazione
Il nucleo centrale dell’esposizione è costituito da nature morte seicentesce, giacché proprio in questo secolo la natura morta conosce una vastissima affermazione in tutta Europa, caricandosi spesso di significati ulteriori come illustra l’Allegoria delle Vanità di Antonio de Pereda . Son numerosi infatti gli esempi di Natura morta d’area fiamminga o spagnola, a testimoniare ancora una volta l’aggiornamento costante delle collezioni ai tempi del Granducato.
Ma val la pena soffermarsi sull’abbondanza di pittori toscani nella rassegna: Bartolomeo Bimbi, Andrea Scacciati e pittori a lungo attivi alla corte medicea come
Proprio a questa realtà locale era già stata dedicata nel 1998 una grande mostra a Palazzo Pitti e in un futuro prossimo alla natura morta toscana verrà dedicato un apposito museo nella Villa medicea di Poggio a Caiano, che già storicamente era arredata con i migliori esempi di questo genere pittorico.
La chiusa della mostra è affidata a tre quadri moderni che sanciscono una svolta ulteriore nell’interpretazione della natura morta da antologia di simboli a vera e propria ‘tranche de vie’ com’è per il solare vaso di rose di Giacomo Balla, per gli oggetti casualmente abbandonati dopo un pranzo tra amici nel grande dipinto di Baccio Maria Bacci, già ammirato l’anno scorso, e tra gli strumenti da lavoro di Arnold Böcklin, ritratto dal figlio Carlo. Una mostra che ‘vuol esser solo un pensiero’ come ha sottolineato Antonio Natali, ma accogliente come il salotto evocato nell’allestimento che ci fa sentire ‘ a casa’ tra i capolavori.
silvia bonacini
mostra visitata il 22.XII.2002
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