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Andrey Esionov, classe ’63, conquistata la capitale moscovita, espone per il primo ciclo di mostre italiane, nella prestigiosa sala delle esposizioni dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze.
Quarantadue grandi opere magistralmente eseguite con l’acquarello – tecnica antica, complicata, di semplice fattura – in cui si fa largo un’atmosfera fluttuante, elastica, acquosa. I quadri rifulgono d’un soffio vitale: una bruma ovattata poggia in ogni cavillo. Realtà o sogno; figurativo o astratto; morale o immorale? Una dialettica che l’artista supera con l’arte – e la tecnica – in un “virtuosismo raro” (scrive Andrea Granchi, presidente della classe di pittura dell’Accademia).
Dopo venti anni di viaggi per business, di silenziosa «pittura interiore», Esionov crivella carte e tele di fotogrammi; esplode l’immaginazione, il ricordo rielaborato: gente di città – autoctoni – gente che transita – neo-nomadi. Il loro intreccio nelle vie di una metropoli.
In ogni opera, uno spaesamento ci avvolge: ne riconosciamo la vicinanza tuttavia riluttanti, senza ammetterlo. In ogni epoca si forma un nuovo tipo di umanità, e con essa la sua estetica – un’immagine del mondo. Un piumino giallo fluo, i telefoni, uno sguardo annichilito; l’osservazione del quotidiano restituisce la verità, nella quale sedimenta la mutevole forma dell’uomo. E siamo coinvolti nel vortice ma senza poterci vedere: grazie all’acribia osservativa di Esionov possiamo farlo. Alla conferenza stampa, s’accomiata dicendo «quest’arte è la vostra» – continuo – perché questi siamo noi.
Una donna indolente, fumando una sigaretta, come dopo una faticosa visita in un museo, passeggia, le gambe poco eleganti. Più avanti, un’altra donna si slancia verso un fascio d’ombra, per vedere meglio il telefono, causa Riflesso, lasciando la valigia mercé dei ladri; una mendicante – o Pia donna – le si avvicina per elemosinare. Più avanti, un signore imbellettato guarda il cavallo di una carrozza che passa, poi, una bambina disegna E=mc² all’ombra dei tacchi della mamma e delle amiche. L’osservazione nelle strade, della gente di passaggio, di una città tout court, è il modo più immediato per capire lo spirito del tempo, seppur mediato da sospetti in forma di idee fantastiche. Donde «un quadro è come il facsimile di un frammento di questo mondo». Perché già in noi, da come passeggiamo, guardiamo e ci vestiamo, c’è espressione, di noi – e vi è in modo ancipite, nelle sue forme attuali e ancestrali di umanità – e rivelazione, di un’idea nascosta – nelle immagini surreali dipinte, ora inquietanti, ora ironiche. “Ma che sia realtà o sogno, agire bene conta; se è realtà, per esser tale, e se no per conquistare nuovi amici, al mio risveglio” canta Calderòn. E – come si dice – non c’è niente di più surreale della realtà.
Achille Falco
Mostra visitata il 6 marzo
Dal 6 marzo al 28 aprile
“Neo-nomadi e Autoctoni” Opere di Andrey Esionov. L’umanità in movimento nello sguardo dell’aquarellista russo
Sala delle Esposizioni Accademia delle Arti del Disegno
Via Ricasoli, 68 – 50122 Firenze
Orari: da martedì a sabato, ore 10.00 – 13.00 e 17.00 – 19.00. Domenica 10.00 – 13.00
Info: info@aadfi.it