In poco più d’un anno, il curioso acronimo Cccs è divenuto, per un pubblico in progressiva crescita, riferimento a una realtà precisa: il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina. Una novità forte e necessaria, emersa dagli spazi sotterranei fiorentini come possibile rimedio alla desolazione di una città poco permeabile ai mutamenti e afflitta, secondo una definizione che l’architetto
Camillo Boito riferì all’Italia intera, dallo “
spavento della grandezza passata”.
Il Centro è stato concepito come luogo proteiforme finalizzato all’attività espositiva, all’incontro fra artisti e visitatori, alla realizzazione di progetti sperimentali; quasi un’evoluzione naturale dell’organo museale, una modalità attuale –
giocata sul coinvolgimento continuo, mai troppo formale – per risanare la frattura tra istituzione e interesse di massa.
A oggi si devono riconoscere al Cccs alcune pregevoli costanti qualitative sul versante mostre, allestimenti e comunicazione, con un punto d’eccellenza per la grafica e il design a corredo di ogni iniziativa. Eppure non si può nascondere una certa delusione per gli esiti connessi alla più recente proposta,
Emerging Talents, esposizione in cinque sezioni seguita al premio assegnato da una giuria internazionale a due tra venticinque giovani artisti – questi ultimi selezionati in precedenza da un comitato di quattro curatori indipendenti, più
Paolo Parisi – con il duplice intento d’incoraggiare la nuova generazione di autori e favorirne la conoscenza presso il pubblico.
Ottime le premesse, poco convincente il risultato: quanto proposto, nelle aspettative almeno originale se non anticipatore, è invece apparso già logoro. Probabile che ciò sia stato determinato dalla limitazione di una singola opera per ogni autore, fattore che sempre intride il piano d’insieme di superficialità e dispersione, tanto più nel caso di personalità ancora poco riconoscibili. Ad ogni modo, l’impressione rimediata è quella di un’arte contemporanea consumatasi nel fare il verso a se stessa: uso/abuso del video, forme concettuali esasperate ed esasperanti, prospettive riciclate per l’ennesima volta.
Un visitatore inesperto difficilmente uscirà dal seguente
range emotivo: sopraffatto da un senso di ripetizione, come se le immagini fossero già state rappresentate nonché già viste; oppure assolutamente indifferente a quanto non ha compreso né sentito.
Allora, considerando che la produzione complessiva degli artisti scelti è spesso interessante e che la giuria ha valutato tale produzione più che le singolarità, in accordo con il direttore Franziska Nori – che in un’intervista metteva in guardia dal parlare di
mostra – sembra più opportuno definire
Emerging Talents come un atelier speciale: rappresentativo dei giovani agenti in arte, ma non delle loro compiute espressioni.
Menzione e complimenti ai vincitori
Luca Trevisani e
Rossella Biscotti; per gli altri nomi, il rimando è all’esaustiva sezione del sito.
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ma che c'entra paolo parisi?
già...come la storia ci insegna, quando non si riesce come artisti si passa dall'altra parte...c'est plus facile!
bello e chiaro l'articolo... purtroppo il progetto è fragile dalla base: si basa solo sui nomi e non sulle opere. Non c'è coordinamento curatoriale e negli angusti spazi della Strozzina tutto ciò diventa quasi intollerabile
...
A: come si dice al rione tuo uno geloso, invidioso?
B: m'mmrius professò
A: bravo ...'mmrius!
B: ma va... professò
...