Quando Cosimo I sale al potere nel 1537, ripristinando e consolidando l’egemonia medicea all’indomani dell’avventura repubblicana, Michelangelo ha sessantadue anni e si trova a Roma dove attende al Giudizio Universale. Ha già realizzato opere che renderanno immortale il suo nome, eterno il prestigio dei committenti e inevitabile, per un secolo e oltre, la ricaduta delle sue invenzioni sulla maniera di fare arte. A differenza del coetaneo Raffaello , Michelangelo non raduna intorno a sé una scuola, non ha interesse a trasmettere lo stile come un dato oggettivo; ciò nonostante influenza in modo incisivo, come nessuno né prima né dopo, tutti i campi della produzione artistica, dalla scultura al disegno, all’architettura, alla pittura.
Il mito di Michelangelo, ancora vivente l’artista, attivo alla corte pontificia di Paolo III, è sentito con particolare forza a Firenze: qui si succedono diverse generazioni di artisti, più o meno correttamente radunabili sotto il riferimento del Manierismo, che fino alla stagione del barocco inoltrato lavorano all’ombra del genio, pur mantenendo un’autonomia e un preciso valore individuale.
La mostra allestita a Palazzo Strozzi documenta la portata di questa influenza nel corso di un secolo di storia, dalla prima gloria granducale all’inizio della decadenza di casa Medici. I Medici sono i veri protagonisti della mostra, sempre presenti come committenti e mecenati, effigiati in pose accademiche o in veste di antichi dei.
La perizia dei curatori ha messo in luce tutti gli aspetti dell’eredità michelangiolesca: da quelli più noti, confluiti nell’architettura, nella scultura e nella pittura (spesso ridotte alla maniera del Buonarroti nella sintesi del serpentinato), a quelli che influenzano le arti applicate della ceramica, dell’arazzeria, del lapideo commesso fiorentino .
Il percorso espositivo si apre con la nota alta dell’Apollo-David del 1530 circa, una delle più misteriose sculture di Michelangelo, oscillante tra la dolente e nebbiosa sensualità dei Prigioni e il fulgido Cristo di Santa Maria sopra Minerva.
Le nove sezioni in cui è articolata la mostra mantengono l’altissimo livello nelle opere esposte. Come se si trattasse di un convito fantastico, tutti i grandi pittori della divina maniera sono presenti con le opere più prestigiose: Bronzino, Francesco Salviati, Cristofano Allori, Vasari… Nella grande scelta dei pezzi esposti è necessario segnalare le tre bellissime tele di Pontormo , esempi insuperati di ritrattistica scabra e visionaria che, a fine mostra, torneranno nei musei statunitensi.
Nel panorama degli scultori emergono i nomi di Baccio Bandinelli, Giambologna, Ammannati, Pierino da Vinci con le sue divinità raffinatissime e sognanti e, naturalmente, Vincenzo Danti. In mostra è visibile anche uno straordinario assortimento di disegni con molti autografi michelangioleschi e alcuni autentici capolavori di Bronzino .
L’apparato didattico essenziale e il suggestivo allestimento (che, per una volta, fa da sfondo alle opere permettendone il godimento) contribuiscono a rendere questa mostra un’esemplare operazione culturale.
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ad aprire le porte della mostra, uno splendido Apollo e un virile torso di Michelangelo.
Di là dalla soglia, opere e artisti che seguono in modo originale o pedissequo l'esempio stilistico del grande Maestro.
Con soli 4€ poi,è possibile percorrere le sale accompagnati dalle voci dei curatori della mostra;un piccolo coro sinfonico che dona diverse tonalità e presenta vari spunti e punti di vista...
Ambiente accogliente e sottilmente mistico...