Robert Morris è il teorico e l’artista. È l’eroe, è colui che danzava con Lucinda Childs, l’autore di spettacoli teatrali senza attori (nel 1961), l’amico di John Cage, di Robert Rauschenberg, di George Maciunas, di Donald Judd. Uno dei pochi uomini che si possa vantare di aver virato il senso stesso della percezione artistica, il concetto di artista e quello di arte.
Robert Morris (Kansas City, Usa, 1931) sbarca al Pecci di Prato con la prima retrospettiva a lui dedicata nel nostro Paese. L’artista americano conosce però già da un po’ la Toscana, almeno da quando ha realizzato il labirinto marmoreo per la pistoiese fattoria di Celle, nel 1982 (e poi, due anni dopo, le cornici in bronzo). La mostra del Pecci corre proprio sul filo tematico del labirinto, quello concettuale che guida lo spettatore attraverso interrogativi cannibali di se stessi, e quello visivo: della pittura, della grafica, della scultura, dell’istallazione. È il labirinto in cui si srotola un filo d’Arianna ingannevole, che a volte si vede e a volte no, e che coincide con l’io artistico, con l’autorialità, con la legittimità del gesto creativo.
Il percorso, come è giusto che sia, parte dai primi passi. E poi prosegue senza la necessità castrante di una linea biografica-agiografica a tutti i costi. L’ipertrofia concettuale (e la negazione iconica) delle prime esperienze di Morris è sintetizzata in opere come Leave key on hook inside cabinet o Mirrored cubes, in bilico tra il manifesto del minimalismo e la sua parossistica messa in discussione. Le ragioni dell’operazione intellettuale che nutrono l’impulso creativo sono poi disincarnate fino al limite di un elettroencefalogramma in EEG selfportrait.
Ma è nella serie dei Blind Mind Drawings che si stringe la necessità di una definizione dell’esecuzione: la loro realizzazione si dilata su un progetto che ha impegnato Morris per vent’anni (dal 1973 in poi). Lo scarto tra la mente e il ‘braccio’ assumerà risvolti addirittura inquietanti quando l’artista iniziò a lavorare con una donna cieca dalla nascita. Dei diversi cicli dei Blind Mind Drawings è esposta un’ampia selezione di pezzi che attraversano l’ultimo scorcio di secolo alla ricerca di un valore dell’arte, che solo in ultima analisi si chiarisce come una necessità morale. L’installazione dell’ultima sala, America Beauties & Noam’s Vertigo è un omaggio al linguista Noam Chomsky e, insieme, un documento sociale trascritto sul filo di una dimensione intima. La mostra allestita al Pecci restituisce alcuni degli aspetti di Morris, esattamente come si fa con gli artisti viventi e difficilmente antologizzabili, mantenendone in qualche modo integra quella freschezza sempre attuale.
pietro gaglianò
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