Il 25 giugno la Galleria Biagiotti ha ospitato tre performance musicali di Nico Vascellari eseguite con i With Love di cui l’artista è la voce.
Su musica composta dal gruppo in cui si passa, dopo qualche minuto di rock melodico, a una forma più progressiva, fino ad un klimax di sonorità punk, Nico Vascellari ha mugolato poi ha detto qualcosa e si è lasciato andare ad un tenero e avido sesso con il microfono, poi ha urlato, ha aggredito, il corpo si è contorto a terra , si è di nuovo alzato, ha di nuovo urlato e poi… e poi silenzio.
Il momento musicale non ha avuto validità autonoma –gesti e musica hanno rimandato ad una ben nota tradizione anni ’70 e ’80–, ma è riuscito invece a enfatizzare il momento in cui l’artista avrebbe smesso di urlare e si sarebbe infilato in un tunnel in compensato di 4 metri con, agli estremi, due accessi da chiudersi successivamente. Da una parte il cibo e l’acqua, all’esterno due vasi commissionati ad un ignaro ceramista, da portarsi dentro, per orina e feci; dall’altra carta a grammatura diversa e colore, colori a cera, a olio, spray, gessetti.
Nico Vascellari in una settimana di buio ha mangiato, bevuto, defecato, orinato, ha emesso suoni, ha distrutto le estremità del tunnel e ne ha fatto degli strati per la sua chiusura e di sicuro ha creato… o forse no: magari non ha defecato, magari ha finito il
È la performance per eccellenza, quella di Nico Vascellari, e contemporaneamente la performance dell’assurdo: può succedere tutto e niente. C’è il Buio primario che protegge, distrugge, inizia alle tenebre che “fa vedere solo cose che la mente proietta sullo sfondo nero della retina, immagini rilasciate e proiettate dalla memoria ” (dal testo in catalogo di Chiara Bertola).
Nico Vascellari è una talpa, come lo è stato in altre sue precedenti performance, in cui nelle vesti di quell’animale cieco è venuto a contatto con la terra.
Nella performance dell’assurdo questi elementi mancano fisicamente, ma potrebbero essere proiettati dalla memoria sulla retina e finire attraverso le mani su quella carta di varie grammature. Questo artista infatti è anche raffinato disegnatore e una sezione della galleria lo dimostra. Sceglie piccoli formati di carta lucida che riempie con eleganti segni: a volte sono volute liberty, a volte tratti giapponesi, a volte petali fiori bocci foglie arbusti, ma sono anche tuberi radici, e scarafaggi e talpe, sono in poche parole ciò che sta dentro e ciò che sta fuori.
Fino a settembre la Galleria Biagiotti esporrà fuori ciò che l’artista ha prodotto dentro.
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cristina gallerini
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