Move your mind: choose your wine non è un progetto destinato ad esaurirsi con la stagione estiva. Con il 2006 infatti, si inaugura solo il primo degli appuntamenti che di anno in anno vedranno le ultime tendenze dell’arte contemporanea invadere gli spazi bui e densi di profumi delle migliori aziende vinicole di Montalcino.
Il dialogo fra arte e tradizione rinforza lo stretto legame che c’è fra piacere della vista e piacere della tavola, riuscendo sicuramente ad attrarre un pubblico vasto: dagli amanti del turismo enogastronomico, che resteranno sorpresi dal binomio arte–vino, agli appassionati d’arte e ai collezionisti.
Il progetto, ideato e curato da Gaia Pasi, oltre a conferire una nuova destinazione d’uso ai locali normalmente utilizzati come cantine per la conservazione del Brunello, scardinando le consuetudini espositive, riaccendendo anche il lume del mecenatismo. Una tradizione forse appartenente più al passato che al presente, ma che ben si inserisce nelle note di nobiltà di certe casate vinicole, da sempre attente all’evoluzione culturale e alle espressioni della contemporaneità. Ne è un esempio Stefano Cinelli Colombini deus ex machina della Fattoria dei Barbi e principale promotore del progetto che alcuni anni fa ha ideato, poco lontano dalla sua azienda, il Museo delle Tradizioni e del Brunello. E che si è impegnato a costituire entro il 2010 un padiglione destinato all’esposizione di opere di arte contemporanea. Lo terremo d’occhio.
Le opere presentate in questa rassegna –strutturata come un invito a quattro giovani gallerie italiane a presentare dei loro artisti- sono per lo più installazioni video, forma espressiva che meglio si adatta agli ambienti oscuri delle cantine.
Nessun lavoro site specific, ad eccezione di Beauty and black di Lia Pantani e Giovanni Surace (Galleria Enrico Fornello, Prato), un’installazione composta da una serie di ciglia finte collocate a circa un metro e mezzo da terra, lungo la parete che conduce alla “barricaia” della Tenuta Caparzo.
La Fattoria dei Barbi ospita quattro video, collocati nella grande e labirintica cantina giocando sull’effetto sorpresa e utilizzando gli scorci visivi con sapienza teatrale. All’inizio del percorso si trova Coconut (1997) di Sara Rossi (sempre scuderia Fornello), che riflette sull’ambiguità della danza delle gocce di mercurio, sostanza tanto affascinante quanto dannosa per la salute. Più avanti, posizionato alla stregua di schermo cinematografico, il video di Alex Cecchetti (Galleria Francesca Minini, Milano), King of elk (2003), che analizza le dinamiche di un gruppo di bambini intenti a giocare a “prendi lo scalpo” immersi in un bosco innevato. Da un suggestivo scorcio fa capolino Foam (2005) di Christian Frosi, video della
Il percorso di Move your Mind prosegue al Castello Banfi dove troviamo ancora Sara Rossi con Pollicino (2003), una lavagna la cui superficie diventa uno schermo sopra il quale appaiono segni tracciati da un gessetto fantasma.
La Tenuta Caparzo, recentemente ristrutturata, ospita un cospicuo numero di opere: dalla sopra citata installazione di Pantani/Surace, a Luna (1997) di Farid Rahimi (Galleria Zero, Milano). Fino al Carlo non piangere (2005) di Nemanja Cvijanoovic (Galleria t293, Napoli) video ad alto tasso ironico, che ben coglie il concetto della crisi dell’ideologia nell’età contemporanea, tema caro all’artista croato, in cui sull’immagine di Carl Marx viene fatta cadere una goccia d’acqua che assume il significato di una lacrima.
sara paradisi
mostra visitata il 7 settembre 2006
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