Il titolo non tradisce e riassume bene la poetica di Joe Tilson, dalla formazione negli anni Cinquanta alla Royal Accademy of Arts di Londra insieme agli altri della Pop britannica, alla programmatica presa di distanza. Dopo aver utilizzato uno stile grafico preso dai processi di stampa serigrafica, utilizzato in quel periodo in Inghilterra, si distacca dal mondo del consumo e sperimenta una nuova forma d’arte.
Le 20 opere di grande formato mostrano il percorso artistico dal 1966 al 1992. In questo arco di tempo l’artista utilizza costantemente il legno, data la sua formazione e la sua esperienza come falegname.
Sono ben disposte le opere nella galleria: lo spazio silente, il parquet, l’odore del legno che si diffonde e il simbolismo degli elementi creano uno spazio caldo e solare. L’aria non è certo quella inglese, risaltano piuttosto i valori mediterranei, del resto Tilson ha trascorso buona parte della sua vita in Italia e in Spagna.
Più che la Pop art si respira la semplicità bucolica. Gli elementi utilizzati sono poveri, le forme regolari: la scatola, l’uovo, la sfera, il cerchio e il labirinto. L’artista evoca gli elementi primordiali: il fuoco, il legno, l’acqua, l’aria. Unisce e riassume gli elementi per creare un ordine campestre, giusto, ben equilibrato.
Le opere rispecchiano il suo stile di vita, il ritiro la fuga dalla cultura ufficiale, dall’impegno politico. Nell’arte traspone il paesaggio attraverso la somma e la costruzione ordinata degli elementi naturali. Ad esempio in Earth Mantra, la pura parola terra si compone per blocchi, è impressa a fuoco sul legno e si pone come oggetto in equilibrio e simmetria.
Tilson non dipinge la natura, né la scolpisce, ma la compone nei suoi oggetti come forme libere, colorate e brillanti. La semplicità delle sue opere certamente non impedisce tutta una serie di rimandi mistici e mitologici. Dominano nella galleria i suoi labirinti a rilievo e dipinti su legno. Il primo riferimento obbligato è quello classico di Teseo. Ma richiama anche alla memoria il labirinto del pellegrino della cattedrale gotica di Chartres in Francia.
I contenuti simbolici e classici si fondono con gli elementi del gioco. In una serie di opere l’artista utilizza blocchi per le costruzioni. Nel caso di Tilson i blocchi corrispondono all’istinto costruttivo dell’artista.
Prima di lasciarla d’obbligo un’occhiata al catalogo, una pubblicazione esaustiva e raffinata, che riporta la traduzione del testo critico di Mel Gooding, scritto in occasione della personale di Tilson alla Royal Academy of Arts di Londra del 2002.
marta ascani
mostra vista il 15 maggio 2004
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