Il curatore Sergio Risaliti affida alle tre artiste Cristiana Palandri (1977), Cui Xiuwen (1970) e Johanna Grawunder (1961) il compito di parlare della donna e di istituire un canale di passaggio e un osservatorio visivo sul tema delle pari opportunità, soggetto di riflessione prescelto dal consiglio europeo per l’anno 2007 e posto all’attenzione dei paesi comunitari. Questa collettiva, “rosea rosa di spine affilate”, utilizza la differenza degli ambiti operativi per costruire il trinomio concettuale incontro/scontro/dialogo, che da vita a realtà composite.
Le icone adolescenti che popolano le fotografie di Cui Xiuwen trattengono le posture dell’anciene theatre orientale, nostalgico e conturbante, ma l’incarnato delle fanciulle diventa virtuale come quello degli avatar che popolano Second Life. Decorative secondo il gusto cinese, ideogrammatiche come la scrittura, le figure si moltiplicano su un impianto geometrico rinascimentale atteggiandosi in pose statuarie e simboliche. Dal sonno dei sensi delle censure, all’ostentazione di problematiche quali gravidanza, solitudine, sessualità e piacere. Dall’avvento della personalità virtuale al conseguimento di un’umanità impostata, cieca ma pur sempre curiosa e sostanzialmente vocata alla necessità erotica.
Cristiana Palandri, nella serie di sculture Ho perso la testa mette in discussione l’assolutezza del principio meccanico causa/effetto e attanaglia la materia-capelli ad una serie di forbici con un gesto che è sintesi concreta di vissuto. Il simulacro di beltà femminile, divenuto nella scultura feticcio oggettuale, s’intriga con il movimento convulsivo delle teste bloccate nelle fotografie tecnicamente mosse realizzate con autoscatto. Nei lucidi un disegno organico a china nera s’impasta al gesso acrilico rilasciando un segno flebile come un’ombra dal quale emergono imprecisabili ingorghi antropomorfi e zoomorfi.
L’indefinitezza dell’immagine e le cancellazioni determinano un operare per stratificazione, per consequenzialità occasionale ed immediata d’esperienza fresca come le frasi che sovente accompagnano il segno.
L’artista e designer Johanna Grawunder progetta una seduta monumentale che attraversa il salone centrale dello spazio. Realizzata in mattoni incastrati a maglia e attraversata da una luce verde al neon, la struttura è il risultato del gioco matematico “division by zero”, che innesca una riflessione su numeri significativi. Come i 4 milioni di donne e giovani ragazze che finiscono nel traffico illegale di persone a fine di prostituzione, o il 15 corrispettivo dell’età di più di metà della popolazione femminile mondiale che vive ancora oggi una condizione di analfabetismo. Le donne sono, con gli uomini, i mattoni che costruiscono la società, ma nel 60% dei paesi del mondo il salario che viene loro corrisposto è il 50% più basso di quello che viene corrisposto agli uomini. La luce verde è quella della speranza, della volontà di illuminare le capacità di ogni singola donna per abbattere i conformismi atavici e i pregiudizi che regolano i rapporti tra gli individui.
Il Femminismo storico inteso come movimento internazionale, come ideologia “diversa” è stato sicuramente l’ispiratore, l’animatore di ogni iniziativa anche nel campo dell’arte. Oggi le donne propongono argomenti mai raccontati, fatti mai studiati, come la lapidazione di Ipazia di Alessandria o la decollazione di Olimpia De Gouges, giustiziata durante la Rivoluzione Francese per aver osato proporre una carta dei diritti delle donne. Responsabilizzate e consapevoli, queste madri, amanti, figlie, e non ultime artiste, agiscono con la creatività e il suo dispositivo dinamico di tecniche e di invenzioni.
gaia pasi
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ancora di questo quarter si parla.
mostra orrenda e niente più.
gaia dacci una speranza!
gaia pasi fai parte di quale parte!
si purtroppo di quarter si parla ancora.... concordo, mostra scadente, l'unica a salvarsi cristiana palandri... il resto da mettersi le mani nei capelli, ma dove e' finita la qualita'??? brava cristiana!