Nato nel Mozambico, nella città portuale di Maputo nel 1975 – stesso anno in cui la città diventa capitale, e ottiene l’indipendenza dal Portogallo – Gonçalo Mabunda, dopo il Centre Georges Pompidou (2005), il Mori Museum di Tokyo (2006), il Guggenheim di Bilbao, Palazzo Reale di Milano (2016) e due partecipazioni alla Biennale di Venezia (2015-19), e nel 2017 una mostra nel parlamento europeo (organizzata dall’ECES), espone a Pietrasanta nella Galleria Giovanni Bonelli.
Passato un decennio di guerra col Portogallo, il Mozambico è il suolo di scontri della guerra civile che fino al ’92 causa circa un milione di morti. Un paese stremato da guerre fratricide, guerriglie urbane; che ha visto missili, bombe, fucili, bossoli; sangue, carni dilaniate, strazio, urla: le opere dell’artista riportano la memoria della pre e post storia del suo paese, dalla sua nascita (della città e dell’artista).
Gonçalo Mabunda. Il creatore del nascosto, foto di Nicola Gnesi
Maschere, immagini, scranni costruiti con materiale bellico smantellato. Dove un bossolo avrebbe colpito il petto di un uomo, le bombe, le pistole, i razzi si fanno allegorie della morte. Si manifesta la vita da tutto questo? I volti umani – maschere tribali – emergono inquietanti ancorché vitali; i materiali bellici corruscanti tagliano in due la nostra coscienza: amore e morte. Siamo fatti di ossa e tendini, o pistole e proiettili? La rappresentazione dell’uomo come macchina bellica – violenta, aggressiva – sancisce l’indissolubile legame col suo desiderio di annientamento dell’altro.
Gli dei della tradizione, l’antichità del suo paese, dei totem e delle sedute, sono universali: dall’oriente all’occidente.
Forse un monito sull’identità umana: una sua memoria. E c’è riscatto o tragicità?
In Toscana – visto che siamo a Pietrasanta – l’illuminato Granduca Pietro Leopoldo, nel 1788, smantellò buona parte dell’esercito, e grande eco ebbe la decisione di convertire l’arsenale bellico in strumenti di lavoro agricolo: armi bianche, fucili, cannoni si trasformarono in zappe, vanghe, aratri. Ecco la catarsi: e in Mabunda possiamo dire lo stesso?
È sull’identità di un popolo universale che si deve riflettere per capire le opere di Gonçalo Mabunda, la sua autonoma e caratteristica virtù artistica.
Achille Falco
mostra visitata il 18 maggio
Dal 18 maggio al 30 giugno 2019
Gonçalo Mabunda. Il creatore del nascosto
Galleria Giovanni Bonelli
via Nazario Sauro 56. Pietrasanta (Lu)
Info: pietrasanta@galleriagiovannibonelli.it