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fino al 30.VIII.2002 Antonio Riello – Guns Pietrasanta (lu), Galleria Astuni
toscana
Una pistola Colt con i fiori sull’impugnatura, una bomba a mano modello “Sipe” decorata di giallo e arancione, un fucile “Remington” dalla canna azzurrina e con un mazzo di melograni dipinti sul calcio. Non è follia. E’ l’opera di Antonio Riello...
Guns è il titolo della mostra. E in galleria non troviamo che armi: bombe a mano, pistole, mitragliatori, asce, fucili. Ma è solo apparenza. Perché ciò che ci si apre di fronte non a nulla a che vedere con un’armeria. Le pistole sono scariche, non sparano. Anzi, non sono pistole. E quella grande bomba decorata d’azzurro e blu, adagiata con cautela in una cassa di legno che porta la scritta “fragile”, non esploderà mai. Così come le bombe a mano – più simili a boccette di profumo o a oggetti d’arredo per la sala buona – e i fucili appesi ai muri in teche di vetro, che dalla loro canna non faranno partire un colpo. Siamo infatti spettatori di ciò che non esiste. E così abituati a dare un senso concreto alle cose già conosciute che, alla fine, si corre il rischio di perderci. All’origine del disorientamento semiologico c’è un’ambiguità concettuale, che Riello stesso definisce un “valore artistico”. Su questa fa leva la sua creatività. Così l’artista gioca sui significati e stravolge la convenzionalità degli oggetti. Non più armi dunque, ma strumenti di offesa alla morale. Attraverso flessioni del linguaggio, teso fino ai limiti del possibile, Riello raggiunge infatti il suo obiettivo: provoca con pungente ironia confermandosi nel ruolo di “cattivo”. Un’etichetta che l’artista non rifiuta affatto. Anche perché lui sa essere “cattivo”, ma con stile. Non cede mai alla volgarità, mai alla scontatezza o alla banalità. E la sua ironia – o “humor nero”, come lo ha definito qualcuno – non è fine a se stessa. Nell’ultima esposizione, Too Bad, Riello ha portato in mostra tavoli da tortura e innocui cavallini a dondolo con la sella zeppa di chiodi. Prima ancora, con Leadis Weapons, ha prodotto per l’alta moda. Stavolta è tornato con pistole, bombe e fucili. L’intento provocatorio è lo stesso, ma non ci sono più lustrini e pellicce di ghepardo. Le armi sono decorate con disegni dal gusto orientale, con qualche richiamo all’Islam. Chissà non voglia essere un riferimento critico a ciò che è accaduto dall’11 settembre in poi. L’ironia dolceamara di Riello non è comunque limitata alle armi in ceramica (tradizionale arte da “souvenir” che l’artista rivaluta con le sue opere, senza cedere alla mercificazione e alle sollecitazioni del mercato americano, che gli ha proposto di diventare guns-designer). Sulle pareti della Galleria Astuni, in mezzo alle armi prodotte in collaborazione con la Bottega Gatti di Faenza, sono appesi progetti di pistole bizzarre, realizzati con matite e acquerelli. Anche queste si collocano nel mondo dell’impossibile e non sparano proiettili, ma acqua di fogna fetida contro gli arroganti, succo di limone contro i curiosi e vernice indelebile addosso agli scocciatori. Non manca lo spruzzatore d’acqua addizionata di atrazina e lo spruzza acquaragia concentrata, con tanto di dispositivo elettrico per individuare i dipinti.
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Pietrasanta, Galleria Astuni
piazza Duomo, 37
Fino al 30 agosto 2002
Orario: tutti i giorni 17.30-20, 21.30-24
Catalogo con testi di Luca Beatrice e Michele Robecchi (in mostra a € 10)
Ingresso libero
telefono e fax 0584 71760
e-mail galleria.astuni@libero.it
[exibart]