Un viaggio nel tempo e, soprattutto, nello spazio. È la storia della scienza, ripercorsa attraverso una collezione di 250 pezzi: dipinti, disegni, sculture e strumenti geniali. Dal calendario degli egizi, creato 2800 anni prima di Cristo, al telescopio di Galileo Galilei, risalente a 400 anni fa. E proprio al quarto centenario delle scoperte dello scienziato toscano, in occasione dell’anno internazionale dell’astronomia, Firenze rievoca la millenaria storia dell’astronomia con una mostra unica.
L’esposizione
Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio, allestita nella cornice di Palazzo Strozzi, riporta indietro nel tempo; anzi, in qualche modo, prima ancora del “tempo”, ossia a quando l’uomo non aveva ancora la piena percezione della dimensione temporale. Agli albori dell’astronomia, fra la Mesopotamia e l’Egitto, dove l’osservazione del cielo era ancora racchiusa in interpretazioni mitologiche.
Da qui parte la mostra, per poi passare ad analizzare, nelle otto distinte sezioni, le varie fasi evolutive del pensiero scientifico. In una mutevole visione dell’universo, contornata dalle paure e dalle speranze del genere umano, caratterizzata dai rapporti fra astronomia e astrologia, fra astrologia e arte, fra pensiero scientifico e religione.
Nella seconda sezione della mostra, la scienza è ancora intrappolata nel pensiero filosofico della Grecia classica, con le teorie sviluppate da Platone e Aristotele. Fino al V secolo a.C., quando Pitagora intuisce la sfericità del sistema celeste e introduce il concetto di
kosmos, che porta negli anni successivi – e nella terza sezione – agli studi di Tolomeo nella Grecia ellenistica, che seguì l’idea del cosmo geometrico. Qui entra in ballo la religione: con l’influenza dell’Islam (quarta sezione), con il proliferare di studi e osservazioni in terra araba, la cristianizzazione del cosmo e la rinascita dell’astronomia, celebrata dalle tesi eliocentriche di Copernico e di Tycho Brahe.
Fino a sfociare al 1600 – e alla settima sezione della mostra – quando entrano in scena Galileo e il suo cannocchiale (1609), grazie al quale lo scienziato scrutò la Luna nella sua reale natura, le macchie solari e i satelliti di Giove: le sue più grandi scoperte, capaci di rivoluzionare la concezione dell’universo. Il cammino storico e scientifico si conclude con il passaggio di consegne con Keplero e Newton, che segna l’affermazione definitiva della scienza moderna.
Un viaggio coinvolgente, arricchito da filmati e applicazioni multimediali che completano la componente didattica della mostra, e valorizzato dalle testimonianze artistiche del tempo, che rivelano la forte ispirazione in ambito culturale delle scoperte scientifiche. Come nell’
Allegoria dell’Aria e del Fuoco di
Bruegel il Giovane, dove l’artista richiama le teorie aristoteliche sui quattro elementi, o nel dipinto di
Bruegel il Vecchio,
Linder Gallery Interior, o, ancora, nell’
Atlante del
Guercino.