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Fino al 31.I.2002 | Emilio Isgrò – Le Api della Torah | Livorno, Libreria Salomone Belforte & C

di - 14 Gennaio 2002

Che cos’è la comunicazione profonda? Una preziosa rarità nascosta tra vecchi pizzi e merletti o il Santo Graal di uno scenario futuribile ? In un’era dove la facilità di circolazione della cultura non manca di suggerire ai più scettici l’idea di una semplificazione del pensiero, si fa sempre più necessaria una visione aperta del mondo alla quale anche l’artista può contribuire attivamente come sembra indicare l’installazione Le api della Torah, realizzata da Emilio Isgrò appositamente per la sala d’Arte Contemporanea della Libreria Salomone Belforte & C. di Livorno. All’interno della sede di quella casa editrice che per due secoli fornì la Torah e altri libri di preghiera alle comunità sefardite del Mediterraneo è collocato un grande libro dal quale si muovono delle api, simbolo di quegli ebrei che suggevano il miele di Paese in Paese, sulle sponde del Mediterraneo e lo portavano ad altri popoli affermando una posizione positiva nello sviluppo del pensiero europeo. L’opera, sulla scia de La Rotta dei Catalani precedentemente creata per il costituendo Museo Mediterraneo d’Arte Contemporanea di Palermo, si inserisce in un discorso più ampio volto allo studio dei semi e degli insetti del Mediterraneo da utilizzare per la ricostruzione di una identità “umana”, che rischia di essere definitivamente travolta. Il tema delle api è, quindi, un auspicio di felicità. E’ la speranza di uscire dalle inquietudini del nostro presente nel segno di una libertà più alta e di una giustizia più diffusa. A Livorno, una città da sempre disponibile ad accogliere tutti quei popoli che cercavano di sfuggire alle reti nelle quali il potere dominante voleva avvilupparli Emilio Isgrò non solo individua un’altra tappa ideale di quel “Laboratorio mediterraneo”, a cui lavora ormai da diversi anni , ma inaugura anche una nuova avventura della Casa Editrice Salomone Belforte & C., che, rilevata nel 2001 da uno degli eredi, l’editore – mercante d’arte Guido Guastalla, con i figli e alcuni soci, intende ricominciare a stampare libri di argomento ebraico. L’attività era stata interrotta dalla vergogna delle leggi razziali fasciste. Oggi con quasi due secoli di storia alle spalle la libreria livornese, che ha una sezione giudaica tra le più ricche disponibili in Italia, manifesta la volontà di riannodare i fili del passato consolidando e sviluppando un’attività di sicuro interesse.

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Silvia Fierabracci


Emilio Isgrò – “Le Api della Torah”
Livorno, Libreria Salomone Belforte & C – Via Grande, 91. Visitabile fino al 31 gennaio 2002; Tel. 0586/887379; Introduzione all’opera di Emilio Isgrò nel volume “Le Api della Torah” Storia di una famiglia di editori ebrei livornesi, pubblicato da Salomone Belforte & C. Editori in occasione dell’inaugurazione ufficiale della libreria.


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  • Benvenuta questa iniziativa ma vorrei fare due considerazioni:
    La prima è che spero che le pubblicazioni di questa eoroica casa editrice siano per tutte le comunità ebraiche e non solo per le sefardite.
    La seconda è una domanda:
    Ma le api sono vere, vive?
    Sarebbe interessante se l'autrice Silvia Fierabracci ci spiegasse meglio la questione delle api.
    Grazie.
    Ciao, Biz.

  • ... Possibilmente prima della della fine dell'attuale millennio, e comunque prima che le api si estinguano.
    Grazie.
    Ciao, Biz.

  • Silvia Fierabracci, 16/01/2002
    “Le api della Torah” è un’opera realizzata con tecnica mista su legno. Le api sono un simbolo e non sono vere, anche se, dipinte in modo molto realistico, danno un fascinoso effetto all’installazione soprattutto grazie all’idea di movimento, suggerita dall’accorgimento di incollarle, in parte, alle pareti come se dal libro veramente sciamassero verso l’esterno. Esse rappresentano gli ebrei della Diaspora che suggono il miele dal grande Libro per portarlo ai vari popoli che incontrano sulla loro strada. In merito alle pubblicazioni della Casa Editrice Salomone Belforte & C., invece, ho il piacere di dirti che esse saranno rivolte a tutte le comunità. In pratica l’avventura dei Belforte è nata nel 1805 quando Joseph Belforte stampa a sue spese un libro di preghiere in ebraico presso la tipografia di un altro ebreo, Elieser Sadun. Pochi anni dopo, il figlio Salomone stampa con alcuni soci quattro libri e nel 1834 apre ufficialmente la Salomone Belforte e C. Con tenacia e pazienza Salomone riesce ad ottenere, ancor prima che venga concessa dal Granduca la Libertà di Stampa del 1848, il permesso prima provvisorio, poi definitivo, a stampare anche in italiano i libri di preghiera (questo mi sembra un particolare significativo). Attraverso i decenni e le generazioni i Belforte continuano a stampare libri di preghiera che si diffondono in tutto il Mediterraneo, dalla Turchia alla Grecia, al Libano, alla Siria, all’Irak, Egitto, Libia,Tunisia, Algeria, Marocco, India. Accanto a questi i Belforte stampano libri scolastici, libri per ragazzi, testi scientifici e romanzi: tra i loro autori ci sono Emilio Salgari, Edmondo De Amicis, la poetessa Neera, illustrati da Giovanni Fattori, Vittorio Corcos e Giuseppe Micheli (il maestro del giovane livornese Amedeo Modigliani). I macchinari di stampa vengono continuamente rinnovati e accanto alla casa editrice vengono aperte negli anni varie librerie a Livorno, a Lucca e a Viareggio. Nel 1921 Gino Belforte apre “Bottega d’Arte” una delle prime gallerie italiane d’arte moderna e con un bollettino mensile rende conto dell’attività della Galleria. A partire dalla primavera del 1938, però, con le leggi razziali, tutto comincia a precipitare: i Belforte sono costretti a cedere la direzione e la proprietà della ditta ad amici non ebrei e a cambiare il nome in un meno pericoloso “Società Editrice Tirrena”. Si stampa così fino a quando i bombardamenti non distruggono i macchinari. Nel dopoguerra i caratteri ebraici vengono venduti alla casa editrice Mintzer di Tel Aviv, ma prosegue l’attività della libreria diretta per più di cinquant’anni da Paolo Belforte, che organizza presentazioni di libri e dibattiti facendo incontrare il pubblico con diversi personaggi tra cui Indro Montanelli, Carlo Cassola, Roberto Gervaso, Alberto Bevilacqua. L’attività editoriale, sotto il nome di Belforte Editore Libraio, continua con pubblicazioni di storia locale, di psicologia, di cultura varia. Nel 2001 uno degli eredi Belforte, l’editore e mercante d’arte Guido Guastalla insieme ai figli e ad alcuni soci, rileva la libreria casa – editrice riportandola all’antico nome Salomone Belforte e C. con l’intenzione di ricominciare presto a stampare libri di argomento ebraico insieme a testi di letteratura ed arte. E’ questo, quindi, un impegno, credo, lodevole, teso a riaprire la via ad una casa editrice, che ha notevolmente contribuito al nobile obiettivo di diffondere la cultura ebraica. Il giorno dell’inaugurazione ufficiale della Casa Editrice e libreria (26/11/2001) molti sono stati i messaggi di congratulazioni. Solo per citarne alcuni si va dal Presidente del Senato della Repubblica Marcello Pera, al Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, al Ministro per l’Ambiente Altero Matteoli, al Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Riccardo Nencini, al Presidente della Giunta Regionale Toscana Claudio Martini, all’Ambasciatore d’Israele Ehud Gol, all’ex Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Tullia Zevi, al Rabbino Emerito Prof. Elio Toaff. Il vero spirito che anima, in realtà, anche la libreria è, mi sembra, quello di provare a cogliere nel dinamismo di una comunicazione libera e pluralista il seme per la vita e la cultura dell’uomo. Per Livorno è una gioia sapere di avere tra i suoi concittadini qualcuno disposto ad impegnarsi nel favorire la conoscenza dell’ebraismo per respingere ogni forma d’intolleranza e di razzismo, pertanto spero al più presto di conoscere dei risultati tangibili in merito a questa tanto bella quanto onerosa impresa.
    Confidando di essere perdonata per il mio ritardo e per la lunghezza del mio intervento mi auguro di aver risposto alle tue domande in modo esauriente caro Biz. Un saluto, Silvia

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