Francesco Sena, classe ’66, ha cominciato la propria carriera artistica nel ’97, vive e lavora a Torino e da anni si chiede come sparire completamente.
Paesaggi urbani, boschi, figure solitarie e, in almeno un caso, soggetti tratti dalla storia dell’arte occidentale (Artemisia), fluttuano dietro l’opacità di uno strato di cera semitrasparente assumendo una mobilità dei contorni, delle forme, dei colori.
Le immagini oscillano sulla soglia della visibilità e, di fatto, della stessa esistenza. I personaggi e i paesaggi sono irraggiungibili, in un certo senso, blindati sul fondo di una terza dimensione scavata nella superficie opalina della cera. La quarta dimensione, quella temporale, si percepisce nella diuturna trasformazione delle figure e nel viaggio, mai compiuto, verso la pienezza della definizione.
Le opere di Francesco Sena si situano al limite tra pittura e arte plastica. Il punto di partenza è sempre un’immagine bidimensionale (una fotografia, uno still da video, un disegno di invenzione dell’artista); sui contorni delle figure viene distribuito il colore con uno strato di plastilina; infine, tutta la superficie del pannello è ricoperta da una falda di cera colorata e semitrasparente.
L’elaborazione di questa inusuale tecnica mista rappresenta la metafora di una condizione esistenziale dichiarata dall’artista in prima persona: è comunque una distanza tra me e il mondo (…). C’è una mia forte chiusura, le pressioni esterne mi inorridiscono (così nell’intervista di Ilaria Bonacossa a Francesco Sena nell’introduzione al catalogo).
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Sì, ma non capisco perchè usa la plastilina? e poi perchè colare un'immensita di cera semi-trasparente? Cosa vuole dire?