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fino al 31.V.2003 Fabbrica Europa Firenze, Stazione Leopolda
toscana
Torna in città una grande scena per la danza contemporanea, tornano i cantieri per la coreografia, arrivano da tutto il mondo e si fermano, per una sera o due, le compagnie di teatro di ricerca, torna la musica, quella sperimentale, quella seria, quella tosta, tornano le grandi installazioni, che leggono lo spazio, che interpretano la città contemporanea…
Torna a Firenze e mette le tende fino al 31 maggio Fabbrica Europa, X edizione nata sotto il titolo, appunto, di Tendopolis. La Fabbrica della Città.
Il consueto contenitore della Stazione Leopolda, arena di spettacoli, performance e workshop, diventa il luogo di invenzione dello spazio: quello urbano, da costruire all’indomani di bombardamenti e catastrofi naturali, e quello sociale, più strettamente prossemico, che è spazio da recuperare e da occupare per la nascita di altri, decisivi, rapporti.
Tutto questo è Vextacity l’installazione di Nigel Coates. Luogo di invenzione e di ambiguità, come indica Sergio Risaliti, direttore della sezione Arti Visive di F. E.: ambiguità degli spazi di concentrazione/concentramento, di ospitalità/controllo, (…) pari all’ambiguità dei nostri confini, delle nostre frontiere. Ospedali da campo simili a carceri; lampadari, alberi della cuccagna alla Bruegel, allestiti con stracci e maschere antigas; automobili abbandonate, sfondi in fiamme. È impresa da lasciare al pubblico quella di rendere umani questi scenari, al di là della loro aggressività, della loro inospitalità. Giorno dopo giorno, intanto, un nuovo elemento arrederà le celle-salotto. L’installazione sonora di David Blackburn commenta il lavoro di Coates con una contaminazione tra ritmo, musica e effetti sonori, tutti nati in sala di registrazione, che richiamano e interpretano la guerra.
Intorno a queste trame (ancora da tradurre in effettualità) si svolgono gli spettacoli: un calendario vario e affollato che propone artisti di tutte le taglie e provenienze.
Una contaminazione tra danza, teatro e musica ha dato il via al festival con Hoi degli elvetici Metzger-Zimmermann-de Perrot. Sui temi dello spazio scenico e della sopravvivenza tra le macerie delle trasformazioni (quelle planetarie di cui sopra e quelle interiori), i MZDP montano una coreografia di grande interazione tra oggetti e danzatori. Il tono è quello semiserio del gioco e della magia, di legno e pietre semoventi, di un musicista demiurgo che lavora su vinili d’altri tempi; la presenza degli artisti è atletica e tecnicamente precisa (come orologi svizzeri) ma anche un po’ clownesca e decisamente entusiasta. Uno spettacolo godibilissimo che, forse, tra le righe fa una divertita parodia della spettacolarizzazione della danza contemporanea: dei suoi “trucchi” coreografici (il mimo dello sciatore è una citazione chiarissima di un vecchio spettacolo dei Momix) e dei grandi mezzi impiegati per gli apparati di scena.
La sezione Danza, curata da Maurizia Settembri, vede la presenza, tra gli altri, di Marie Chouinard, Sosta Palmizi, Virgilio Sieni, un denso workshop con lezioni e incontri, e una rassegna di spettacoli selezionati nel mondo della giovane coreografia internazionale.
Nella sezione Teatro, a cura di Roberto Bacci, compaiono Daniel Veronese, Album Zutique e del Workcenter di Jerzy Grotowsky con Thomas Richards.
Nella variegata sezione Musica, curata da Lorenzo Pallini, si alternano, fra gli altri, Elliot Sharp, Daniele Sepe, Riccardo Tesi, Marco Parente.
link correlati
il sito dei MZDP
Il sito ufficiale di Fabbrica Europa
pietro gaglianò
[exibart]
…come vorrei stare a firenze!
🙂