22 aprile 2003

fino al 31.V.2003 Francesco Carone – Greengallery Firenze, Isabella Brancolini

 
Verde: il colore della speranza? Il colore della natura? Anche. Ma, soprattutto, il colore di Francesco Carone. E della sua Greengallery. L’artista senese ha ripensato completamente lo spazio della galleria fiorentina. Inondandolo…

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Potrebbe essere stata un’inondazione dell’Arno a coprire di verde le pareti della galleria Brancolini di Firenze. Ma non abbiamo a che fare con forze della natura. Forse. Causa prima della trasformazione delle sale è Francesco Carone. Ventisette anni sulle spalle ed una maturità ben più di peso. Non possiamo dire che sia frutto di viaggi e scoperte lontane. Carone è nato a Siena e non ama fare il turista. Preferisce fermarsi a considerare alcuni temi chiave ed affidare il messaggio al suo alfabeto Francesco Carone - GreenGallery dirompente. La scienza, la morale, la morte, il gioco della vita. Elementi che si collegano in un circolo senza soluzione di continuità. E che immancabilmente ritornano in questa personale. Il verde, l’abbiamo capito, funziona da trait d’union. Appena entriamo, nelle sale superiori ci troviamo ad affrontare di petto “il nuovo che avanza”. Un’immersione totale che si estende anche al gusto, grazie all’ottimo gelato al pistacchio accompagnato da latte e menta. Eppure, come nelle vecchie navi, il motore di tutto si nasconde nelle stanze inferiori. Un video riprende a camera fissa il volto di Houdini , il mago che trovò nella trasformazione il fulcro della sua attrattiva. Occhi smeraldo fissi sullo spettatore. Su una parete tre lightboxes dal filtro alabastro ci offrono immagini topiche del linguaggio di Carone: gufi, teschi, elementi vegetali. Vicino alle scale, possiamo azionare un’elica facendo girare una manovella.Francesco Carone - GreenGallery Con l’energia, la magia e la fantasia, girano le idee, oltre che l’aria. Rimane fermo un uccellino impagliato, posto su un piedistallo appena sopra l’elica.
Non è il solo. Al piano di sopra una Vespa dipinta di verde (“rappresenta meglio del rosso l’ultima fase del processo alchemico”) è incatenata al muro. Non ci sono specchietti retrovisori. Non è possibile guardare indietro. Ancora: “E’ il nuovo che avanza ”. La scritta campeggia sul muro ed è indizio di forze contrastanti: la Vespa potrebbe muoversi, ma è frenata da una catena. Le parole invitano all’innovazione, ma sono composte da muschi cresciuti con estrema lentezza sui tetti di Siena. La morale è un ostacolo per la ricerca scientifica, per la crescita ed il cambiamento. Francesco Carone, teschio
Un percorso incerto e ricorsivo, come il viaggio di un boomerang. Ecco, alla fine si tratta di un gioco. Il pavimento della galleria è ricoperto di feltro verde come un tavolo da biliardo. Birilli e biglia sono appoggiati a terra, a portata di piede dei visitatori (che li hanno tempestivamente distrutti!). Appeso alla parete, un 8 ruotato di 90 gradi. E’ il numero civico della casa dell’artista. Ma anche il numero della palla nera del biliardo, la più importante. Basta un breve movimento per trasformarlo nel simbolo dell’infinito.
Un gioco che si ripete da sempre, per cercare di andare avanti al di là della tradizione. L’alleato-avversario è la morte, protagonista incontrastata. Un teschio verde rotola ai piedi della gente, come una palla da biliardo. Almeno, Houdini è resuscitato. Per dare vita al nostro meccanismo infinito.

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silvia bottinelli
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Francesco Carone. Greengallery. 11 aprile- 20 maggio 2003. Galleria Isabella Brancolini, Lungarno Acciaiuoli 4, Firenze (zona Ponte Vecchio). info: 055 281 549 isabella@isabellabrancolini.com; www.isabellabrancolini.com; poster-catalogo con testo di massimiliano tonelli (2 €), apertura dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19   

[exibart]

2 Commenti

  1. A legger la recensione la mostra sembra davvero interessante e piena di stimoli. Spero di riuscire a vederla prima che chiuda! Qualche opinione di chi l’ha già vista?

  2. “Ecco, alla fine si tratta di un gioco”… o, più verosimilmente, di un gag-party. Sarà che l’unico gelato che mi fa rabbrividire piuttosto che ingolosirmi o rinfrescarmi è quello al pistacchio. Ma se il tema è la morte, meglio di così non si poteva fare…

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