Uno spazio espositivo luminoso, che si preannuncia perentorio fin oltre il perimetro assegnato dai volumi urbani; il bianco morbido e compatto avvolge il pensiero e accompagna l’adattamento della visione indirizzandola verso il
Panorama che ci propone
Gianni Dessì (Roma, 1955): una tela di grande formato, in simmetria perfetta con le geometrie del moderno antro di accesso. Una sagoma ineffabile emerge tra lingue di colore.
Perdita di peso, assenza di gravità e la percezione forte del colore rosso, protagonista vitale e rigoroso dell’ambiente creato proprio per ospitare il visitatore, per renderlo partecipe di un dialogo tra spazio e pittura. Linee morbide, cerchi che si trasformano in dinamiche rotazioni di colore, oppure nei tagli perfetti posti a difesa del bianco. Improvvisa compare l’ombra concitata del nostro genere,
Controluce, simile al quotidiano, alle frenetiche interazioni che saturano il nostro spazio, quanto il nero che strappa la tela al rosso e lo confina cupo ai suoi bordi. Le stesse sagome diventano morbide, esprimono mutua comprensione, comunità, in
L’Un per l’altro: effetto forse dell’alchimia non esclusivamente simbolica determinata da un inequivocabile segno moltiplicativo.
Il linguaggio pittorico e spaziale a cui ci avvicina Dessì è arricchito da un enigma, un enorme corpo flesso, una scultura imponente in vetroresina ma indefinitamente preistorica e acefala, che solo grazie alla prospettiva da cui ci poniamo ritrova il suo centro cerebrale nel rosso della parete. Una commutazione quasi fra scultura e pittura che, a dirla da linguisti, realizza il medesimo fonema.
L’altra protagonista di queste sale è la materia, soprattutto quella in grado di riflettere una propria fluida vita, di trasmettere il mistero delle forme. In questo caso, vetroresina e silicone, che richiamano liquidi vitali, incapsulano oggetti ben percepibili oltre la pellicola gelatinosa e trasparente. Nella serie
Tre per Te, intelaiata su bordi di colore diverso -blu, rosso e nero- la geometria è quella di oggetti poveri, semplici materiali comuni, nobilitati, come spesso accade ormai da qualche tempo, grazie al loro valore significante. Anche in questa circostanza è un driver preciso a declinare il baricentro simbolico del lavoro, un otto bianco e rosso oppure il profilo di un non improbabile artigiano avvezzo a quegli strumenti.
In cerca di aiuto? Per una interpretazione dei lavori in vetroresina di Dessì tenete a portata di mano il catalogo edito in occasione della retrospettiva al Macro di Roma nel 2006. E poi, proprio in questi giorni, gli insaziabili delle contaminazioni potranno osservare sul grande schermo il dialogo fra astrattismo contemporaneo e cinema. In questo caso, Gianni Dessì mette a disposizione le sue creazioni per il set del film di
Sergio Rubini,
Colpo d’Occhio.
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complimenti alla galleria bagnai. sempre grande qualità e raffinatezza.