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Primoz Bizjak lavora con mezzi antichi, scatta foto analogiche, con tempi lunghissimi di ideazione, preparazione e realizzazione e scelta di una immagine.
Fotografa spazi abbandonati, palazzi in disarmo, vecchie insegne che guardano sul vuoto di città deserte o territori dove è passata una guerra, facendo avvertire tutto questo solo attraverso l’emozione che l’immagine trasmette. Attraverso il vuoto, l’assenza di ogni elemento umano.
Paesaggi o spazi urbani descritti solo dopo che proprio l’elemento umano ha creato quella modificazione, quella desolante, inquieta, sensazione di abbandonata mutazione.
Primoz Bizjak, che siano Madrid, Sarajevo o le Alpi Apuane lavora su come l’uomo modifichi spazi, paesaggi e territori e su cosa resta dopo il suo passaggio, a volte devastante.
Si dà il caso, allora, che ci siano monti, come appunto le Apuane, che questa condizione vivono e sperimentano ogni giorno drammaticamente. Sempre più velocemente che altrove. Con una devastazione di cui ancora troppo pochi sanno e che lascia perenni mutamenti oriografici e ambientali di cui ancora non ci si rende conto.
Accade quindi che ti trovi davanti alle opere di enorme formato di Bizjak esposte in Italia, dopo esserlo state a Berlino, nella mostra “Alpi Apuane” al Cap di Carrara fino al 31 ottobre e realizzi che queste, apparentemente parlando “solo” di Apuane raccontano anche di noi, di come vediamo il nostro mondo, l’ambiente che ci circonda.
Primoz Bizjak, Monte La Rocchetta, Alpi Apuane 2017, 40x50cm
Soprattutto di come troppo spesso lo trattiamo e devastiamo.
Solo sette grandi opere in mostra. Bizjak ci racconta, infatti, che non serve la quantità ma la qualità della riflessione che queste permettono.
Non ci sono paesaggi, niente delle creste montuose che si illuminano di rosa al tramonto mentre sullo sfondo, come nessun luogo al mondo, puoi vedere cielo e mare. Le “Alpi Apuane” in mostra sono cave abbandonate, montagne scavate e accantonate l’una sull’altra come pezzi di Lego.
Acque stagnanti vicino ad un paesaggio sventrati, antri simili a palazzi della Fifth Avenue dentro caverne tirate a specchio e svuotate.
Bizjak descrive, seleziona, sceglie con cura paziente e infinita cosa e dove cogliere in una immagine il passaggio dell’uomo. È necessario fermarsi davanti a queste opere. Prendersi tempo. Osservare.
L’artista non esprime un giudizio. Quello dobbiamo metterlo noi, con la nostra emozione e con quello che ci risuona dentro. Passato lo stupore di tanta perfezione, chiederci cosa sentiamo.
Cosa vogliamo che resti nella natura e nel mondo che incautamente ci appartiene, dopo il nostro “passaggio”.
Milene Mucci
Mostra visitata il 21 luglio 2018
Dal 21 luglio al 31 ottobre 2018
Primoz Bizjak, Alpi Apuane
CAP Centro Arti Plastiche
Via Canal del Rio, Carrara
Orari: Dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, dalle ore 15.00 alle ore 17.30
Info: www.musei.carrara.ms.gov.it/centro-arti-plastiche