Montagne. Particolari di montagne che giocano con cieli azzurri venati di nuvole. Sono i paesaggi che Leta Peer si porta in tasca e nella mente. Continui viaggi la allontanano dalla Svizzera, dov’è nata. Soffermandosi a dipingere tagli di monti familiari, riesce a non cancellarli dal suo immaginario. Li rappresenta così come sono, con un’attenzione precisa alla riproduzione fedele. Un intento che richiama esperienze realiste di metà Ottocento. Con un tocco romantico. I quadri della Peer sono come una valigia di immagini da cui non sa separarsi. Nessuna rinuncia all’emotività del ricordo. L’artista dipinge aiutandosi con le fotografie; ma quando può, ama lavorare en plein air. La natura diventa sublime. Assume un ruolo altissimo, fino ad entrare nelle chiese. Leta ha ricostruito con fini fotomontaggi le immagini degli altari medievali di Firenze. Al posto delle pale Trecentesche, vediamo scorci di cieli e di montagne. Operazione di friedrichiana memoria. Devoted to a landscape è il titolo non casuale della mostra alla Galleria Isabella Brancolini e al Gallery Hotel Art di Firenze. Accanto a quadri su rame, legno e tela, si impongono foto di grande formato che fissano simmetrie di interni sacri. Luoghi noti, conosciuti e vissuti da sempre sotto una certa veste, si aprono su cieli vasti. E’ così che Leta Peer rende suoi degli spazi antichi.
Ribaltando il meccanismo, le sue miniature entrano nei luoghi di altri. Nell’intimità. Nelle case. Con Borrowed places. Posti presi in prestito dal quotidiano della gente comune, hanno accolto le piccole opere bordate d’oro dell’artista svizzera. A New York, alcune persone hanno adottato un quadro, ponendolo in un punto “speciale” della loro abitazione e rendendolo parte della loro vita. Le fotografie pubblicate nel catalogo testimoniano il rapporto della gente con l’arte; brani di lettere il loro scambio con Leta.
La stessa operazione si ripeterà in Toscana. Durante un soggiorno di due mesi nei pressi di Volterra, l’artista ha dipinto una serie di miniature che aspettano una nuova casa. Per respirare calda intimità, lontano dal biancore delle gallerie.
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