L’entrata, che ricorda gli ingressi delle chiese cristiane, intervento voluto direttamente dall’artista Petter Johannisson (Visby, Svezia, 1976), presenta il nuovo spazio P21 della galleria Enrico Fornello: un contenitore di 90 mq che ben si addice a promuovere il lavoro dei giovani artisti.
Si parte subito con una matita su carta dal titolo Smoke Distribution System: veduta raffigurante tre ciminiere dalle quali esce fumo nero. La composizione di questo paesaggio impossibile, come lo definisce la curatrice Stefania Palumbo, evidenza la tendenza di una rappresentazione sintetica che non ha bisogno di troppo descrittivismo. Identica cosa nelle raffigurazioni di gruppi d’abeti che si stagliano sul fondo bianco, o nelle illustrazioni di edifici dei quali non si capisce la funzionalità. Opere che c’immergono in una realtà metafisica dove la sospensione e l’impotenza, non sono assolutamente generatrici, nei confronti di chi guarda, di sensazioni angoscianti o stranianti. Il disegno, ridotto ad un’essenzialità necessaria a soddisfare una scarnificata funzione narrativa, è elemento centrale che da profilmico si trasforma in filmico, nel video Goalpostseason. Sequenze a campo lungo di periferie e panoramiche di boschi desolati ma non desolanti, sempre su sfondo bianco, sono gli elementi che costituiscono la narrazione della genesi di porte da calcio che nascono dalla terra. Queste si moltiplicano numerose, mentre il sonoro alterna rumori del mondo naturale a quelli del mondo artificiale, in una conquista strabiliante dello spazio, quasi la natura si mettesse a gareggiare con l’uomo nella produzione che più compete a quest’ultimo: quella industriale.
Nell’istallazione Tomorrow it will be too late è la macchina che si confronta con noi stessi. Automi a quattro ruote a prima vista inutili, grazie ad una matita vincolata a un braccetto meccanico disegnano cerchi sul pavimento, come a dimostrazione di una vitalità che vuol rivendicare un’improbabile capacità creativa. Cosa che non disturba affatto, visto che davanti a questa non-funzionalità anche l’individuo si riconosce nella propria natura d’essere imperfetto. Anche se, come dimostra l’opera Forest Machine, (da una matrice caricata con un rotolo di carta da registratore di cassa, esce un lunghissimo foglio con stampata sopra un’interminabile selva di pini), l’invenzione apparentemente inutile e innocua, invade sempre di più lo spazio del fruitore, sottolineando una necessità di sopravivenza ed espansione.
Un tema tuttora caro alle produzioni artistiche contemporanee, come nel videoclip musicale della coppia di registi Dom&Nic realizzato per la canzone Believe degli inglesi Chemical Brothers. Un giovane operaio londinese è inseguito da un macchinario per la costruzione d’automobili e nel momento in cui il biomeccanismo raggiunge il fuggitivo non lo aggredisce, ma gli ripete più volte la frase: I need to believe.
francesco funghi
mostra visitata il 23 giugno 2007
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è uno dei giovani artisti più interessanti. io la mostra l'ho vista. bella. e bella la curatrice